Spesso i grandi artisti, hanno alternato, nel corso delle loro carriere, lampi di genio assoluto a momenti paurosamente cupi e, più o meno tutti, hanno numerosi scheletri nascosti nei propri armadi rappresentati da dischi o incisioni scadenti o prive di ispirazione.

Basta pensare a dischi tragici come "Undercover" dei Rolling Stones, "It's Hard" degli Who, "Landing On Water" di Neil Young o "Press To Play" di Macca. Appartiene a questa categoria da museo degli orrori anche "Live It Up" di Crosby, Stills & Nash. La carriera del più importante supergruppo della storia del rock ha saputo offrire, per più di trent'anni, musica superba a imperdonabili cadute di stile, testimoniate da patetiche riunificazioni, scialbi concerti e assurde pubblicazioni discografiche come questo album del 1990.

Un senso di tristezza pervade il tutto sin dall'orribile copertina dove quattro salcicce sono sospese sopra una terra fumetto. "Live It Up" è un'opera mediocre, viziata da un eccessivo impiego di sintetizzatori e di drum-machine. L'inutile presenza di numerosi ospiti prestigiosi come Roger Mcguinn, David Gilmour, Bruce Hornsby e Peter Frampton non aggiunge qualità al disco che risulta irritante sin dalla title-track, un brano pop-dance accompagnato da un video spaventosamente danzereccio. Lo stesso discorso vale per "If Anybody Had A Hart", in cui la Rickenbacker di Mcguinn non riesce a celare i suoni levigati di una produzione esagerata o per la commerciale "Tomboy". Non manca qualche brano sufficientemente accettabile come l'acustica "Haven't We Lost Enough?", un nostalgico recupero di Stills targato anni Settanta, "Arrows" di Crosby o il drammatico racconto di Nash in "After The Dolphin". Nulla se paragonato alle composizioni del passato, sempre trascinate da uno spirito positivo e poetico. In "Live It Up" non c'è traccia di Crosby, competamente invisibile, quasi assente e giustamente più interessato al pieno recupero del suo stato di salute, di Nash, totalmente privo di ispirazione e di Stills, solo un pallido fantasma del grande musicista di un tempo che, nel riempitivo "Straight Line", cede l'assolo a Frampton perchè incapace di eseguirlo in modo soddisfacente.

Malgrado l'insucesso e le critiche giustificate, l'album fornisce il pretesto ai tre per intraprendere un nuovo tour negli States seguito, l'anno dopo, da una brillante tournee acustica documentata dal dvd "Acoustic Concert". Inoltre nell'ottobre dello stesso anno Crosby, Stills & Nash ritrovano gli onori della cronaca con la pubblicazione di uno splendido cofanetto retrospettivo che raccoglie il meglio della loro produzione accanto a una lunga serie di brani inediti. L'ascolto di autentiche perle come la beatlesiana "Blackbird", la versione in studio con Young di "The Lee Shore" o la versione live di "Man On The Mirror", preziosa out-take di "Four Way Street" ed estratte dal box in questione, ci regalano momenti di pura emozione che per un attimo "Live It Up", con i suoi numerosi momenti imbarazzanti, ci aveva negato.

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