Ho deciso di iniziare la mia carriera su DeBaser scrivendo una recensione su un gruppo decisamente sconosciuto in Italia, visto che quasi nessuno ha fatto recensioni su di loro. I Crossfade sono un gruppo Post-grunge che vengono dal South Carolina, e questo omonimo album è il loro primo lavoro. La formazione comprende quattro musicisti: Ed Sloan, chitarra e voce principale, Tony Byroads, DJ e seconda voce, Mitchell James, basso e voci di accompagnamento, e Brian Geiger alla batteria. Nomi mai sentiti prima, che non dicono niente. Io li ho ascoltati perché me li ha consigliati un mio amico. Lui li ha conosciuti grazie al singolo No Giving Up, ed è l'unica canzone che ascolta. Io, però, ho scelto di approfondire la conoscenza di questa band, perché mi sembravano un gruppo tutto sommato promettente.
Che dire di questo disco? Decisamente non porta nulla di nuovo. Il sound è un Post-grunge di facile assimilazione, con qualche spruzzata più energica di Nu Metal qua e là, soprattutto nelle schitarrate. L'atmosfera generale è intrisa di malinconia, e i testi sono spesso tristi, eccetto la già citata No Giving Up, più carica di voglia di reagire e con un testo meno sfiduciato degli altri.
L'album è molto breve, 34 minuti divisi in 10 canzoni, la più lunga delle quali, l'opener "Starless", raggiunge a malapena i 4 minuti scarsi. Questa è una nota positiva, perché permette all'album di scorrere via velocemente, senza picchi di noia, ma certo senza pretese di essere originale e innovativo.
Le canzoni sopra la media sono la già citata "Starless", l'ipnotica "Cold", dove gli intrecci vocali tra i due cantanti più la voce secondaria creano un'atmosfera sognante e quasi ultraterrena, soprattutto nel ritornello che, per quanto puzzi di già sentito, riesce ad emozionare l'ascoltatore, e la potente "No Giving Up", singolo dell'album che faceva prevedere tutto un altro tipo di disco.
Altri punti degni di nota sono la triste semi-ballad "Colors", e il ritornello ipnotico di "The Deep End", che sembra ripescare un po' da "Cold", ma possiede qualche variazione vocale in più. Per il resto, le canzoni sono decisamente più trascurabili, anche se è da menzionare l'incisivo riff dell'aggressiva "Death Trend Setta".
Insomma, nulla di eccezionale, questi Crossfade. Non mi sento certo di definirli una band eccezionale, ma non sono nemmeno così duri da digerire. Questo album è adatto a chi si accontenta a una manciata di belle canzoni, e niente di più. Voto 6 su 10.
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