Un anno.
Un lungo, lunghissimo, interminabile anno. Tanto è durata la mia attesa per l'uscita di questo disco. Ma andiamo con ordine: innanzitutto, chi sono i Crossfade? Risposta: una delle tante band americane che seguono il filone del Grunge post-Nirvana più melodico (per interderci, il genere di Staind, Nickelback, Chevelle e chissà quante altre band).
La prima cosa da dire è questa: è da quando è morto Cobain che le proposte del Grunge sono sempre le stesse. Anche quando suonavano i Nirvana non è che fosse un genere molto vario; però, almeno, quello era un gruppo che portava qualcosa di nuovo. Dalla metà degli anni '90 la banalizzazione del Grunge ha raggiunto un nuovo apice. Però, malgrado la presenza di band che suonano canzoni veramente terribili per la loro banalità e monotonia (tipo gruppi ripetitivi fino all'esasperazione, come Nickelback o Staind), c'è anche chi suona anche cose apprezzabili, come gli Chevelle o i 10 Years (questi ultimi, per lo meno, nel disco d'esordio).
E poi ci sono loro. I Crossfade.
La storia di questa band è molto travagliata. Si sono formati agli inizi degli anni 2000, e, all'inizio, la band era composta da 4 membri: Ed Sloan (chitarra e voce principale), Tony Byroads (DJ e seconda voce), Mitchell James (basso e voce d'accompagnamento), e Brian Geiger (batteria).
Nel 2004 il gruppo da' alle stampe il primo album, l'omonimo "Crossfade", che, anche grazie alla fortuna del primo singolo, Cold, raggiunge il Disco di Platino negli USA. Fino al 2005, funziona tutto bene; poi, improvvisamente, il DJ li lascia. La band tenta di registrare un disco senza di lui, "Falling Away", che esce nel 2006; le vendite sono scarse e le stroncature dei critici e dei fan sono atroci, e nel 2008 la loro etichetta discografica, la Columbia, li lascia. Il gruppo si scioglie.
Ed Sloan, il cantante, cade in uno stato di profonda depressione, e diventa un tossicodipendente. Poi, dopo un periodo veramente buio per lui, incontra il chitarrista Les Hall, che riesce finalmente a riportarlo sulla via della musica. Sloan abbandona la cocaina e si dedica alla chitarra. Il gruppo, riunito, ora è composto di nuovo da 4 membri: Ed Sloan (chitarra e voce), Les Hall (chitarra, tastiera e seconda voce), Mitchell James (basso e terza voce), e Will Hunt (batteria).
Seguono due anni di intenso lavoro, dove la band scrive di tutto di più e si sbizzarriscono sulle note. Giugno 2010: esce il primo singolo, Killing Me Inside; l'album è annunciato per il 12 Ottobre 2010. Una settimana dopo, è rinviato al 26 Ottobre 2010, poi ancora ritardato al 1 gennaio 2011, poi al 21 gennaio 2011. E improvvisamente Will Hunt molla il gruppo, e non si sa più niente fino alla fine di gennaio, quando finalmente la band trova un sostituto alle pelli: il talentuoso Mark Castillo.
Il disco è annunciato per il 12 aprile 2011, ma neanche questa volta la band mantiene le promesse, ritardandolo al 26 aprile 2011, poi al 1 giugno 2011, infine al 21 giugno 2011. E, finalmente, niente più ritardi. Il disco è uscito, signori.
WE ALL BLEED.
Aaaah, merda! Che soddisfazione poter premere play e ascoltare tutte e dieci le canzoni, finalmente di fila! Niente più demo, niente più Webisodes (i video con cui la band teneva aggiornati i fan in attesa). E devo dire che valeva davvero la pena di attendere così tanto.
"We All Bleed" è un concept-album che narra del periodo buio passato da Sloan. Il sound si è appesantito notevolmente, si capisce subito, fin dalle prime note dell'opener Dead Memories, dove un furioso Ed Sloan si lascia andare anche ad alcuni eccessi vocali che non si era mai permesso prima. La canzone ci introduce alla rabbia e alla frustrazione che sentiva dentro; il testo è molto diretto e ci dice che lui non sarà più un bravo ragazzo, ma troverà un modo di buttare via la sua vita. Si riferisce, ovviamente, al periodo di prostrazione mentale che ha passato.
Molto bella anche Killing Me Inside, il primo singolo, con un ritornello composto solo dalle parole "Killing me inside", che però risulta essere molto sorprendente a causa di una melodia particolare e accattivante; il cantante ci narra di come tutti i suoi sogni lo stessero uccidendo dentro. A dir poco ottima la frustrata Prove You Wrong, che inizia sorretta dai suoni elettronici della tastiera di Les per poi esplodere in un ritornello meno semplice del previsto, fino ad un furibondo finale in crescendo. Il nostro Ed è convinto che proverà che quelli che l'hanno odiato per il pessimo "Falling Away" avevano torto.
Con le tristi note finali di un pianoforte, si conclude l'introspettiva e tormentata Lay Me Down, e si chiude il capitolo più heavy e anche più easy-listening dell'album (ah, i termini in inglese mi fanno sentire davvero figo), e si apre una parte molto più oscura e un po' più soft. Si parte con la ballad acustica Dear Cocaine, meno banale del previsto, anche grazie a un'interpretazione emotiva superba da parte di Ed Sloan; si passa per l'oscura e inquietante Suffocate, la canzone più dark che la band abbia mai scritto, che comincia con una strofa sussurrata e calma per poi esplodere in un ritornello urlato e sofferto;e si conclude questa parte con un'altra ballad acustica, I Think You Should Know. La canzone è rivolta ai critici e agli ex-fan che hanno criticato pesantemente il disco "Falling Away"; l'inizio è calmo e triste, per poi crescere fino a un disperato urlo d'aiuto in un finale veramente da pelle d'oca.
Arriviamo poi alla title-track, We All Bleed, una canzone che ricalca lo stile di Suffocate ma raggiunge un livello di rabbia ancora superiore, sfociando in un finale furibondo, dove il cantante inveisce ancora contro quelli che lo hanno odiato e criticato per la pochezza compositiva di Falling Away. Ed ecco che entriamo nel capitolo più positivo dell'intero full-lenght, tramite la liberatoria Open Up Your Eyes, che mi ha sorpreso in positivo in quanto mi aspettavo un'altra ballad, e invece si è rivelata una canzone piuttosto tirata e aggressiva.
E il finale è da fuochi d'artificio: troviamo infatti la lunga Make Me A Believer, una bordata di speranza lunga 10 minuti, dove Sloan racconta di come Les lo abbia aiutato a superare le difficoltà; il livello compositivo è talmente alto che basterebbe questa canzone a superare entrambi i due album precedenti. E non stiamo parlando di una canzone Prog Rock tutta assoli e tecnicismi, dove l'emotività è pari a zero. I Crossfade sono riusciti a costruire una traccia che cattura dall'inizio alla fine, dalla prima all'ultima nota.
10 canzoni. 48 minuti. "We All Bleed". Uno dei migliori album del 2011.
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