Il ritorno sulle scene dei Crowded House è per me una graditissima sorpresa.
Li avevamo lasciati con l'ultimo album in studio "Afterglow" , seguito da un paio di antologie di successo, e devo dire che si sentiva la mancanza della loro musica. Come ho avuto modo di dire in una delle mie primissime recensioni su DeBaser, questa band ha incarnato (e tuttora incarna, dati i risultati di questo ultimo lavoro) la mirabile continuazione del pop-rock beatlesiano, sulla scorta di una capacità compositiva che ha contemporaneamente le caratteristiche della semplicità e della raffinatezza, ed un gusto melodico straordinario, che a mio avviso rimanda direttamente alle storiche gesta dei Fab Four di Liverpool.
L'album è dedicato all'ex batterista Paul Hester, morto per essersi tolto la vita nel 2005; l'atmosfera però non risente più di tanto, almeno nelle linee musicali (nei testi invece un pò si nota) di stati d'animo improntati alla tristezza, anzi, lo stile è quello di sempre, quello per capirci che ha reso albums come "Woodface" e "Together Alone" delle vere pietre miliari della storia del pop.
Si ascolti l'iniziale "Nobody wants to", e si risentono echi di "Kare Kare", l'apripista di "Together Alone". Ma quello che per altri potrebbe essere un limite (il rimanere fedeli alla propria ricetta musicale) , per i Crowded House non è affatto di ostacolo alla freschezza dei brani; anzi, va detto che il loro talento nello sfornare ritornelli vincenti, incastonati in arrangiamenti "leggeri" ma mai banali, ha dello stupefacente...e ancora una volta vengono in mente i prodigi dei Beatles...
Faccio fatica a contenere l'entusiasmo per questo "Time on Earth", perchè sono convinto, dopo averlo ascoltato numerose volte, che si tratti di un capolavoro, uno di quegli albums in grado di illuminare da soli un anno discografico. Difficile scegliere fra i tanti gioielli presenti qui; "She called up", "Even a child", e il singolo "Don't stop now" sono esempi del lato energico-spensierato del loro repertorio , e con grande facilità entrano in circolo nella testa... "Heaven that I'm making" ha un andamento sornione, con il piano elettrico Wurlitzer che fa molto "Don't let me down" (sì, sempre Beatles); "English trees" è dolcemente malinconica, "Walked her way down", e "Say that again" hanno energia e mistero, ed è ancora grande musica....
Ma un discorso a parte meritano i brani lenti. In particolare devo segnalare due autentiche meraviglie: la prima è "Pour le Monde", una ballata pianistica in puro stile John Lennon, che ti fa pensare "ma possibile che nessuno aveva ancora scritto una canzone così?" Spettacolare. La seconda è più elettrica, sottilineata da arpeggi di chitarra,e dotata di un crescendo melodico che alza la tensione fino all'esplosione di un refrain semplicemente da estasi.... da standing ovation!
La conclusione non è da meno; più breve ma intensissima "People are like suns", con un'atmosfera vagamente Radiohead, specie nella scelta degli accordi congiunti piano-chitarra, e una magistrale interpretazione di Neil Finn.
C'è anche spazio poi per una canzone stile crooner (analoga a "All I ask" su "Woodface") dal titolo "You are the one to make me cry", che ulteriormente impreziosisce un album già a livelli stratosferici.
Forse avrei dovuto aspettare per far decantare un pò di euforia, e scrivere una recensione più posata e distaccata, ma dietro ogni recensione c'è un fan, e dopo questo "Time on Earth", sono ancora più sfegatatato di prima!
Crowded House grazie di queste emozioni!
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