Per la serie "ascolti dimenticati quasi del tutto", oggi rispolvererò questo vecchio album, tenuto ingiustificatamente lontano dalla puntina del mio giradischi per molto tempo.
Malgrado la fama internazionale i Crumbsuckers spesso e volentieri restano nell'ombra di band di calibro maggiore. Parlando di NYHC o peggio ancora se si parla di Thrash-Core, questi scompaiono nettamente tra una miriade di band. Eppure i Crumbsuckers erano validi, avevano un loro sound, una buona reputazione ed una loro particolarità: la tecnica.
Nel 1986 anticipano come pochissimi altri quel concetto chiamato poi Crossover. Dotati di una preparazione strumentale fuori dalla norma, spazzarono via tecnicamente tutti i soci della scena nonostante la loro giovane età, dimostrandosi di un livello superiore persino a band con dischi ed EP già attivi. Questa musica cadenzata, veloce e variegata, spaziava dal tecno-thrash (termine che reputo più che infelice) al brano semplice e brutale. Armonizzazioni di chitarra di una vecchia scuola metal ed assoli che facevano invidia agli Slayer & Company scorrevano senza tregua in tracce brevi e determinate. Nulla era più azzeccato per diffondere il loro delirio antisociale e metropolitano, dalla voce corrosa di Dave Brady alle partiture futuristiche di chitarra del bravissimo Dave Wynn, nulla da togliere poi al batterista Kevin Carroll e il bassista Meskil che vedremo poi con i suoi Pro-Pain. Questo fu uno dei tanti motivi per cui le loro esibizioni newyorkesi non passarono inosservate e il loro primo disco "Life of dreams" diventò un piccolo cult del genere.
Sonorità simili vennero strada facendo sempre più comuni, molti complessi ci trovarono il successo, ma allo stesso tempo band come questi Crumbsuckers, che il genere quasi lo inventarono, ebbero un destino meno felice, restando oggigiorno idolatrati solo da nostalgici ed appassionati di nicchia. Il difetto se difetto si può chiamare è che "Life of Dreams" ha un sound duro e cavernicolo, costituito da canzoni troppo difficili da digerire anche a causa di un uso a volte esagerato di virtuosismi, tengo a precisare non fini a se stessi. Differentemente, album discendenti più fortunati fecero leva su sonorità decisamente curate e produzioni da capogiro, tendendo in grande considerazione dei suoni nettamente più "soft".
Ascoltare questo disco è un vero piacere. Trovo inutile menzionare alcun brano in particolare, reputo il miglior modo per degustare questa band ascoltare il disco da capo a piedi. Gli amanti del genere non disdegneranno.
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