Poco più di un anno fa vi presentai i Cry Excess e il loro debut album “The deceit” (recensione qui), descrivendo questa band come un progetto che puntava ad andare subito al sodo, senza perdere tempo. E da quell disco a oggi di cose a questo quintetto torinese ne sono successe parecchie, tour e show di spalla a compagini internazionali, una fanbase sempre più nutrita e infine un deal discografico con la statunitense Luxor Records che ha portato alla pubblicazione di “Ambition is the shit”. Il loro modo sfrontato di proporre la tanto chiaccherata “core music” potrebbe avvicinarli molto nell’immaginario commune a una band come gli Attila, con la sola differenza che nonostante un budget di gran lunga minore rispetto a queste “star” d’Oltreoceano i Cry Excess hanno portato a termine un ottimo disco. Certo, come dicevo nel caso di “The deceit” siamo di fronte a una band che artisticamente e a livello di immagine non lascia spazio a mezze misure, o li si apprezza o li si odia. Problema questo che non li tocca minimamente, al punto da porre i cosidetti haters al centro dell’attenzione in “Ambition is the shit”, con titoli e testi che vanno a muso dire (e con velata ironia) verso invidiosi e critiche prive di fondamento. Qualche esempio? “Ripshit (Hands up for the italians)”, “Rebel forever” e “I never liked klowns” in primis, ma potremmo quasi parlare di concept album per come il tema principale sia proprio quello appena citato. Rabbia e considerazioni al vetriolo che trovano sfogo attraverso un cantato molto più vario rispetto al passato, dal growl più incisivo e ben assestato oggigiorno anche in tonalità melodiche. Musicalmente parliamo di un lavoro carico di groove, dai suoni super prodotti e dove l’elettronica ha una parte da co-protagonista quasi in ogni brano. I Cry Excess sono senza ombra di dubbio una band molto attenta a far sua ogni nuova vibrazione proveniente dagli States, una costante ricerca che ha portato risultati qualitativamente validi e dagli standard alti in chiave alternative, sulla scia di Devil Wears Prada e Texas In July. Il fatto di essersi prodotti poi il disco in totale autonomia nei loro Excess Studios aggiunge punti stima al progetto visti i risultati ottenuti sul suono. Se siete amanti di questa tipologia di musica nulla da dire, questo disco è sicuramente all’altezza degli standard discografici attuali, mentre per chi fatica a comprendere tutto ciò meglio che ne restiate alla larga, l’orticaria potrebbe propagarsi dopo pochi minuti!

Carico i commenti...  con calma