Sottovalutato.
Enormemente sottovalutato.
Ecco ciò che penso ad ogni ascolto di "And Then You'll Beg", quarto disco in studio (ed ultimo con Mike Di Salvo alla voce) per il combo canadese dei Cryptopsy. L'album in questione venne pubblicato a due anni dal magnifico "Whisper Supremacy", a sua volta successore dell'inarrivabile capolavoro "None So Vile". In seguito all'abbandono di Lord Worm, che con il suo growl unico ed inimitabile e le sue liriche inconfondibili aveva marchiato a fuoco i primi dischi della band ("Blasphemy Made Flesh" ed il già citato "None So Vile"), i Cryptopsy intrapresero un nuovo cammino, allontanandosi sempre più dalla relativa "semplicità" compositiva degli esordi, per dedicarsi ad un death sempre più tecnico e brutale, condito da forti influenze progressive. Così, una volta reclutato il nuovo vocalist Mike Di Salvo, venne pubblicato "Whisper Supremacy", primo passo verso un'evoluzione che vede in questo "And Then You'll Beg" il suo apice. E' doveroso però, prima i proseguire, spezzare una lancia in favore di Di Salvo, accusato con la sua ugola di aver contaminato il suono della band. Personalmente ho sempre trovato il suo stile vocale perfetto, impeccabile per quello che suonavano i Cryptopsy in quegli anni. Detto questo procediamo all'analisi del disco...
L'album si apre con "...And Then It Passes", 5 minuti di brutale e tecnicissimo death metal: una struttura indecifrabile, supportata da innumerevoli cambi di tempo e da riff incredibilmente arzigolati, una vera e propria locomotiva scagliata alla velocità della luce contro l'ascoltatore, su cui si stagliano le vocals di un Di Salvo quanto mai espressivo e rabbioso. Dopo un incipit tanto maestoso come riuscire a fare di meglio? I Cryptopsy ci riescono, sfoderando con la traccia successiva una delle loro migliori composizioni, una traccia che meriterebbe da sola l'acquisto del disco: "We Bleed". Ancora oggi, dopo innumerevoli ascolti, a stento trovo le parole per decriverla: 6 minuti, per una suite che pare inglobare tutti gli elementi che hanno reso grande (sarebbe meglio dire "immensa") questa band, con la batteria di Flou Mounier come sempre sconvolgente e trascinante (dopo la prova di "Once Was Not", questa rimane la sua performance migliore), il basso di Eric Langlois pulsante e vivo come non mai e la coppia d'asce Levasseur-Auburn in grado di alternare riff compressi e cervellotici ad assoli dall'incredile gusto melodico.
Le restanti canzoni, seppur inferiori a "We Bleed", proseguono il loro percorso sui canoni dell'eccellenza, mostrando sotto ogni luce il genio creativo di una band all'apice della sua potenza. Una piccola curiosità è legata all'ottava traccia, "Back To The Worms", che di fatti non è altro che la riproposizione di un brano estratto dal primo demo della band "Ungentle Exhumation". Cosi, dopo l'intro atmosferico di "Screams Go Unheard" e il successivo (magnifico aggiungerei) attacco frontale, si giunge alla conclusione di questo "And Ten You'll Beg", penultima perla (rimane ancora il morboso "Once Was Not") prima dello sfacelo avvenuto con il recente "The Unspoken King", che a discapito di un artwork affascinante ha segnato un inspiegabile e rovinosa caduta nei territori del death-core...
Ho iniziato la recensione con una parola: "Sottovalutato"...Perchè un simile gioiello per anni è sempre passato inosservato ai più? E badate, non parlo solo di ragazzini frangiati con la t-shirt dei Suicide Silence, ma anche di puristi del genere...Perchè? Molti accusano i Cryptopsy di essersi spinti troppo "oltre" con questo disco, di aver sacrificato l'ascoltabilità in favore di una proposta troppo ostica e tecnica, per cui neanche ripetuti e frequenti ascolti sono sufficienti a godere dell'ascolto...Sapete che vi dico? E' proprio questo il fascino di questo platter, la sua folle, inumana ermeticità... Ora sta a voi... Siamo di fronte ad uno dei migliori dischi death metal pubblicati dal 2000 ad oggi (assieme a "Destroy The Oppositon" e "In Their Darkened Shrines" dei Nile), eclettico come pochi, inconfondibile, unico, speciale...
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