Probabilmente la mia recensione risulterà insoddisfacente perché per recensire questo disco rendendogli giustizia dovrei utilizzare il lessico leopardiano o petrarchesco, la qual cosa non sono in grado di fare. E’ un autentico capolavoro, un disco che rimane un apax (purtroppo o per fortuna) nell’intero scenario del Metal estremo. Non mi chiedete di fare riferimenti ad altri dischi perché è assolutamente impossibile e sarebbe fuori luogo: nonostante ritenga di avere una buona cultura nell’ ambito, non conosco un altro lavoro che si sia avvicinato a questo monumento.
“None So Vile” è efferatezza sonora, tagliente e maligno come un disco Black (sia chiaro sto parlando solo delle emozioni che suscita e non della proposta musicale che è Brutal puro e incontaminato)ma tenebroso, potente e folle come solo un disco Death sa essere. A lungo ho cercato di capire cosa è che lo renda tanto diverso dagli altri capolavori del genere, ma ancora non mi sono dato una risposta precisa: certo la tecnica mostruosa dei tre strumentisti gioca la sua parte, ma non basta. Riff geniali e imprevedibili, una batteria che non lascia spazio a rallentamenti (ma che non rimane sui soli statici Blast Beat regalandoci delle perle sonore) e stacchi di basso a completare il quadro: in poche parole la tecnica strumentale messa al servizio della follia. Splendidi assoli, cambi di tempo esagerati e originali e, soprattutto, delle canzoni strutturate in maniera perfetta: sfido chiunque a trovare un solo errore nella composizione di queste otto gemme sonore: i canadesi non si limitano a costruire un lavoro tecnico attaccando alla bell’ è meglio un mucchio di riff intricati e difficilissimi, ma li incastrano con precisione chirurgica facendo assumere ad ogni canzone una fisionomia ben definita e colorandola addirittura di una qualche melodia malata e nera come la notte (parlo di Brutal quindi la parola melodia va presa con le pinze). Il cantante fa un lavoro eccezionale con un growling molto personale ma non eccessivamente basso (cosa che in molti casi risulta ridicola) ed esibendosi non di rado in screaming laceranti.
Questo disco sprizza perversione: non le buffonate dei vari gruppi Gore che affollano la scena del Brutal Death, una perversione misurata, che ben emerge dai testi (tutta un’altra cosa da quelli dei Cannibal Corpse e compagnia bella: queste sono Lyrics “intelligenti”, scritte con un inglese elegante e raffinato), che pur trattando i temi tradizionali del genere, li rivisitano in una chiave particolarmente psicotica. In questo senso, basta guardare la copertina per capire cosa intendo dire (un Brutal di classe, insomma).
Riassumendo, “None So Vile” è perfetto, complice anche una produzione pulita che mette in risalto tutti gli strumenti. Mentre in questo disco i Cryptopsy sono, tutto sommato, rimasti vicini agli stilemi del genere, in quelli successivi si sono dedicati maggiormente alla sperimentazione, migliorando ancora la loro tecnica (incredibile ma vero) ma perdendo quella insanità mentale e quell’impurità morale che hanno fatto di questo lavoro un’inimitabile meraviglia. Una album per orecchie dure e palati fini, chi ama il Brutal Gore Blood Shit Extra Fuck (vedere i commenti alla mia recensione di “ Foreshadowing Our Demise” degli Skinless) o, scherzi a parte, il Death più grezzo, si rivolga altrove… anzi, un ascolto glielo dia lo stesso e si inchini a questo Masterpiece!
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