"Ahi quanto a dir qual era è cosa dura...Che nel pensier rinnova la paura »
Fino a qualche anno fa avrei considerato adatto citare il sommo poeta per aprire una recensione sui Cryptopsy; ora come ora mi sembra veramente un'offesa alla sua memoria. Ma siccome sto per fare la parte del metallaro integralista, ritengo opportuno rendere manifesto come io sia anche un metallaro progressista, a volte. Tanto da citare Dante.
I Cryptopsy: autori di alcuni tra i migliori dischi Brutal Death di sempre ("None So Vile" ed "And Then You'll Beg" i miei preferiti). Tecnica inverosimile, composizioni sempre ispiratissime e dotate di una personalità fuori del comune, continua ricerca di soluzioni nuove: queste sono da sempre le qualità che hanno reso questa band una delle migliori in assoluto. Sia nel primo che nel secondo periodo (era Lord Worm ed era Di Salvo), hanno sempre saputo tenere intatta la loro attitudine pur intraprendendo strade nuove. E ora? Ora hanno letteralmente venduto il culo.
Benché ci abbia pensato a lungo non ho ancora capito la ragione delle nuove scelte stilistiche: operazione commerciale? Ne dubito, visto che così facendo hanno perso la maggior parte dei loro fan di vecchia data e, per di più, si sono tuffati in un panorama musicale, quello del Metalcore, stracolmo di ragazzini agguerriti e molto più Cool di sei (ehm, tre) vetero metallari che ogni tanto fanno ancora intravedere gli ammennicoli. Ho detto Metalcore? Ops, mi è scappato! Signorsì, Metalcore, un genere che pare che in Canada stia prendendo tanto piede da convincere le seminali band di questo paese ad una più o meno completa conversione (Ion Dissonance, Despised Icon, Cryptopsy). Ma andiamo con ordine e vediamo cosa è successo in questi tre anni.
La Line Up è stata completamente sconvolta: via Lord Worm (voce dal 1992 al 1996 e poi dal 2004 al 2005) e via Jon Levasseur (chitarra dal 1992 al 2006). Del vecchio nucleo restano solo basso, seconda chitarra (che ha preso il posto di prima) e il tecnicissimo batterista Flo Mounier, da me considerato il re del Drumming estremo. Ma chi i sostituti dei membri dipartiti? Chi sono i candidati al linciaggio per la prima data live dei Cryptopsy (non vorrei essere al loro posto)? Eccoli qui, i nuovi Cryptopsy, quelli belli!
- Matt Mc Gachy; voce. Vi ricordate gli Hanson? Quelli di "Mmmbop", proprio loro. Ecco, il nostro arthur Mc Gay (citation needed) assomiglia tantissimo (tanto come stile di canto quanto di aspetto) a quello cattivo degli Hanson (che di fatto non aveva nulla di cattivo se non avere qualche anno in più e peli da qualche altra parte che non fosse la testa). Militante nel gruppo Metalcore 3 Miles Scream, è dotato di uno stile vocale che potrebbe ricordare quello di Taddeo (il nemico di Bugs Bunny) in un episodio dei Looney Tunes in cui venga beffato particolarmente in malo modo. Molto Brutal.
- Maggie Durand: tastiere. Un incrocio tra Morticia della famiglia Addams, una gotica qualsiasi e una di quelle cubiste fetish che ballano nelle gabbie in certi locali. Intrigante? Solo se si è masochisti. Ha dato il suo preziosissimo contributo al gruppo Gothic Howling Sin, dal quale è uscita con le calze strappate e il rossetto (nero) sbavato. Dal momento che nell'album ci saranno cinque passaggi di Keyboard, non si capisce se sia un espediente per non perdere del tutto i fan e se sia destinata a ballare nuda intorno ad un palo in sede Live. Onestamente patetica.
- Christian Donaldson: chitarra. Uno che pare tirato fuori da un gruppo Nu Metal e di sicuro ex fruitore di Telefono Azzurro. Dotato di una faccia che si adatterebbe benissimo al carro armato della suola di un anfibio (anche quello del padre, perché no!), il nostro è anche chitarrista nel gruppo Groove Metal Mythosis. La sei corde la saprà anche maneggiare, ma il suo apporto al sound della band è la peggior novità dell'anno (quindi prima della vittoria di Berlusconi). Per lo meno irritante.
Come avete notato, tutte e tre le new entry arrivano da band che col Brutal non c'entrano un cazzo: con questo intendo suggerirvi di non fare ciò che è più facile (anche per me) cioè prendersela con questi tre microcefali. Infatti, se i tre membri rimasti dei veri Cryptopsy avessero tenuto veramente ai loro fan, avrebbero evitato di andare a grattare il fondo del barile e avrebbero cercato i nuovi sgherri in una delle altre numerose e validissime band estreme del loro paese, come hanno sempre fatto tutti i gruppi Death di questa terra. A riprova di ciò che dico, è fortemente improbabile che in meno di un anno dal loro ingresso nella band i tre abbiano potuto dare un grande apporto alla stesura delle canzoni; piuttosto hanno dato il colpo di grazia ad una bestia agonizzante.
Le canzoni di questo album sono undici strizzatine d'occhio a ragazzini incazzati e undici strizzatine di palle ai fan della prima ora. Purtroppo mi ritrovo tra i secondi. La media di Riff Death è di uno per canzone, cosa che rende il disco (suo malgrado) in catalogabile come Death Metal. Abbondantissimi invece Riff dalla melodia facile e ammiccante, magari anche elaborati, ma molli come fette biscottate immerse nel latte; se le due chitarre si limitassero ad eseguire quelle veloci scale così fottutamente Metalcore, le cose andrebbero ancora bene. Invece, non contente, si tuffano in ritornelli orecchiabili ("Worship Your Demons") e in Breakdown dal presunto grande impatto che generano improvvisi attacchi di Orchite. Controtempi tentano di dare un alone tecnico a rallentamenti in cui le chitarre suonano a vuoto ("Silente The Tyrants") di una banalità che da il voltastomaco. Il basso è udibile grazie ad un suono penoso che lo fa assomigliare più ad un clavicembalo e che di certo non rende giustizia alle grandi doti dello strumentista, che deve anche fare a meno degli stacchetti che gli sono sempre stati riservati per esibirsi in tutto il proprio talento.
E Flo Mounier? Come si suol dire, piove sul bagnato. Scordatevi tutto (o quasi) quello che è riuscito a fare durante la sua lunga carriera di Drummer. Forse si è spinto troppo in là ed ora era stufo, fatto sta che la sua prestazione è di gran lungo meno di tecnica di qualsiasi altra sua prova. Tanti, troppi normalissimi tempi in quattro quarti scandiscono canzoni già di per sé prive di personalità e i rari controtempi servono più a tirar su l'autostima del nostro che non ad arricchire il sound. Pur essendoci passaggi in cui si sente ancora ruggire il suo "spirto guerrier", la sua prestazione manca di Blast Beat e di altri particolari tipici del metal estremo; non fatevi ingannare dai primi Riff dell'Opener "Worship Your Demons", sono il classico specchietto per le allodole. Non ho avuto l'onore di leggere i testi, ma da quello che riesco a capire e dai titoli delle canzoni, dovrebbe trattarsi di un qualche Concept ridicolo che peggiore ulteriormente la condizione dei sei.
Che dire poi della voce? Se vi piacciono i Lost Prophets e gli Incubus non rimarrete delusi, in caso contrario sì e anche molto. Se non mi credete, potete benissimo godervi i diuretici effetti dei coretti idioti ("Leach") e i vocalizzi puliti del nuovo cantante ("Bemoan The Martyr", "Contemplate Regicide" tanto per citarvi le più fastidiose). Se avete dei dubbi potete anche provare a trovare qualcosa di buono nella stomachevole tastiera iniziale di "Resurgence Of An Empire". Se siete ancora scettici provate con i sussurri alla Mudvayne di "Bemoan The Martyr". Scommetto che concorderete con me col dire che nessuna definizione più calza a questo cd se non quella che il buon Ragionier Fantozzi affibbiava a "La corazzata Potemkin": una cagata pazzesca. Se fossero onesti, dovrebbero vendere questo album con un bel cappio unto con grasso di balena per porre volontariamente fine alle proprie sofferenze prima di arrivare alla conclusiva "Exit (The Few)". Non ho altre parole per esprimere il mio disappunto e la mia profonda delusione per una delle uscite che più aspettavo, per esprimere quanto ho sperato, avendo già ascoltato alcune tracce prima del rilascio ufficiale, che si trattasse di falsi messi in giro da un burlone. I Cryptopsy hanno fatto le loro scelte e io ho fatto la mia; uno (alla carriera).
La Century Media, etichetta famosa per svendere ottime band, sarà finalmente soddisfatta.
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