New York stamattina si è svegliata accecata da una notte illuminata di riverberi. Abbagliata da chitarre ridondanti, da organi frondosi e da suoni visionari nella sua 'Prismatic Room' si veste di uno spettrale e luminoso avant-garage rispolverando quell'affascinante caliginoso soprabito stile 'Factory' e quel magnifico pullover misto lo-fi/new wave (che fa tanto Pastels) e che gli dona quell'aria retrò così ricercata.
E' il 2008 e Brooklyn pullula di tante sotterranee realtà che riportano in superficie il più sporco sudicio rock che ricordate dai tempi di ''veneri in pelliccia'' e ''femmine fatali''. E' il 2008 e lì, in mezzo a tutto questo ammasso sonoro rarefatto, la sapiente New York modella con cura e ci consegna un cavolo di mezzo capolavoro che sa di rock primitivo e cavernoso incredibilmente familiare.
Parliamo di 'Alight Of Night' dei Crystal Stilts (Brad Hargett voce, JB Townsend chitarre, Andy Adler basso, Kyle Forrester organi, Miss Frankie Rose batteria) e della loro wave torbida che affoga nel garage più instabile, del loro indiepop esteta che schiaffeggia a colpi di riff distorti il più solare rock surf stile sixties.
37 minuti di suoni sporchi, chitarre frastornanti e una voce catacombale, quella di Brad Hargett, che sembra presa in prestito all'Ian Curtis più tenebroso ('Spiral Transit', 'Graveyard Orbit', 'Bright Night') e all'Angus Andrew più introspettivo ('Prismatic Room', 'Departure'). 11 tracce di una bellezza spiazzante. Dall'apripista 'The Dazzled' ruvida e superba alle danzerecce 'Crystal Stilts' e 'Sinking' che dissotterrano quei riff cupi irresistibilmente rockabilly dei Jesus & Mary Chain; dalle chitarre dolcemente surfy anni '60 di 'Departure' agli stratificati tamburelli psichedelici che si sciolgono straziati nell'armonica fantasma di 'Shattered Shine' (stu-pen-da!!); dalle sensualissime 'Verdant Gaze' e 'The City In The Sea' (tutte voce tetra e chitarre ammiccanti) al vero manifesto dell'album, 'Prismatic Room': bucolica, caotica, bellissima con quell'incastro perfetto fra linee d'organo ipnotiche, batteria essenziale e morbida e chitarre languide vaporosamente vintage.
E' il 2008 e nonostante tutto 'Alight Of Night' suona paurosamente familiare e tremendamente folgorante. E' il 2008 ma gli organi e le chitarre acide dicono il contrario. Accende lo stereo New York e fuma il suo sound avvenente e viscerale lasciando le melodie oppiacee e intorpidite dei Crystal Stilts a ristagnare nelle sue 'stanze prismatiche', nelle strade, giù per gli scantinati, nei parchi alberati, lasciando, coloro i quali ne odono i richiami Doorsiani e Velvettiani, come dei sonnambuli storditi ed innamorati. E' un mantra lamentoso quello che gli corrode il cuore, che li tiene svegli incapaci di dormire e riposare, che li fa gridare in silenzio, che li fa cantare sottovoce: 'Been building my life out of distorted fragments.. this magic room, my prismatic tomb'....e la notte, fuori, già li illumina di nuovo.
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