Canadesi questi Csejthe che ci presentano con l'EP "Transcendance" la loro ultima fatica targata ormai 2010.

Nati nel 2006 con un full-lenght e uno split già all'attivo, questo terzetto prende nome dal castello ove dimorava una certa Contessa Bathory e ci riporta indietro nel tempo su sonorità black metal di metà anni '90 tanto care a Satyricon (Dark Medieval Times) ed Emperor. C'è da dire una cosa, non ci troviamo davanti all'ennesima band-clone di terz'ordine ma piuttosto di fronte a una realtà forte di personalità e buon gusto.

Ottime orchestrazioni di tastiera trasudano suadenti dalle loro articolate composizioni, dove le chitarre eteree e morbide creano atmosfere lugubri e mortuarie. Dimenticatevi le classiche sfuriate Black Metal e i blastbeat copia/incollati un pò ovunque, qui troverete esclusivamente il sentimento negativo di chi trama alle vostre spalle e lo fà in modo lento ed ossessivo.
Ovviamente i collegamenti più stretti del genere li troviamo tra i maestri norvegesi, ma qui a quanto sembra, la lezione è stata interiorizzata e sviluppata in modo personale senza nulla togliere alla vecchia scuola a cui fà riferimento.

"Dans ces souterrains anciens
Règne une étrange Atmosphère de passion".


L'idioma utilizzato è il Francese e dona ancor di più spettralità alle loro composizioni, pregne di passione nera e arrangiate finemente nei più minimi dettagli. "Souterrains" col suo iniziale incedere doom ci fà sprofondare in un abisso di angoscia e stupore mentre le chitarre accarezzano le profondità della terra e portano in superfice sentimenti negativi e prossimi al nichilismo. Il tappeto sonoro che si ripete crea un substrato di freddo torpore e la voce di Morne s'insinua in questo concentrato di abietta staticità. Gli Shining promuovevano qualcosa del genere nel loro capolavoro "Livets Ändhållplats" senza poi più riuscirvi in futuro.

E' con "Déréliction" che si cambia registro e la band dimostra un ottima propensione nella sapiente scelta delle melodie, sette minuti di oppressione e catarsi ci proiettano in un incubo ad occhi aperti ed elevano i Csejthe a presto band di culto. La song migliore dell'EP e la più intensa sotto tutti i punti di vista.

La mistica "Transcendance" ci riporta indietro ancora nel tempo e il medioevo sembra tornare sotto forma musicata. Come sempre le chitarre melodiche sono alla base concreta di questo progetto, ma non sottovalutiamo la loro capacità nel saper assemblare ariose e impalpabili senzazioni a primordiali e oppressive divagazioni grezze e minimali. Chiude la stupenda strumentale Mémoires, dove un piano triste e pacato ci culla nel nostro letto di morte.

Dopo la Francia ecco che spunta qualche nuova realtà d'oltreoceano da non sottovalutare. Ottimi sia suoni che registrazione e stupendo il digipack e le grafiche.

Promossi con un bel 4 su 5.

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