Imperium è il primo disco dei Current 93 che ho acquistato e ha, per questo motivo, un posto particolare nel mio cuore
Imperium, un'incursione nel regno delle ombre, si rivela come un capolavoro oscuramente enigmatico nella vasta discografia dei Current 93. In una sottile deviazione dalle crude sperimentazioni dei primi dischi quali Nature Unveiled e Dogs Blood Rising, il presente lavoro delinea un sentiero più pacato, una trama sonora tessuta con radici industriali, celando le sue profondità esoteriche e preludendo ad un futuro d'incanti apocalittici. Ogni traccia merita di essere descritta nei particolari:

Imperium I: Il varco si apre con un sussurro, la voce di Tibet funge da guida in questo viaggio oscuro e sinistro. La tensione si snoda come un filo sottile, tessendo un'atmosfera che va al di là della mera sperimentazione, immergendo l'ascoltatore in un rituale d'ascolto occulta.
Imperium II: Campioni di arpa, come antiche melodie distorte, emergono dall'abisso. La voce profonda di Tibet accresce l'oscura bellezza, superando i confini di molte produzioni contemporanee. Un incantesimo melodico sottolinea l'inquietante danza di questo brano, un equilibrio tra piacere e inquietudine.
Imperium III: Effetti vocali avanguardistici e campioni vocali ridotti all'essenza rallentata conducono l'ascoltatore in profondità, verso territori sonori avvolti nell'oscurità. La voce di Tibet, eco di un mondo ignoto, aggiunge un timbro di inquietudine e mistero.
Imperium IV: Un controllo apparente, velato da un'aura inquietante, caratterizza questa sezione. Lo strumming manipolato e le interpretazioni complesse aggiungono strati di ambiguità e mistero, creando un'atmosfera che va oltre il semplice ascolto.
Be: Un breve intermezzo manipolato, l'eco delle liriche di Tibet, è come un respiro sospeso in un'atmosfera eterea e surreale, amplificando il senso di irreale e misterioso.
Locust: Una deviazione verso il folk-rock, con percussioni che stabiliscono un ritmo costante e una crescita di intensità avvincente. La voce frenetica di Tibet amplifica l'oscurità della traccia, trasformando il brano in un'invocazione sonora di potenza insondabile.
Or: Un inizio solenne, quasi religioso, sottolinea il sermone apocalittico di Tibet. L'intensità cresce in modo spasmodico, fino a un climax frenetico, creando un epilogo che segna Imperium come un'opera che trascende i confini della semplice musica.

In confronto al contemporaneo Brown Book dei Death In June, Imperium si svela come un'esperienza ancora più oscura e occulta. La sua evoluzione, come una danza macabra, con radici industriali che sfumano tra le pieghe dell'incanto, conferisce all'ascoltatore una profondità ed un'intensità che vanno al di là del tempo e dello spazio..

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