"Island" è un album atipico nella pur foltissima e ricca di sorprese produzione discografica dei Current 93. Di certo non ne è l'opera più rappresentativa, ma testimonia senza dubbio un momento di grande ispirazione per la creatura di David Tibet. E per questo si merita di figurare a tutti gli effetti fra i capolavori che questa incredibile entità musicale ci ha saputo regalare nel corso degli anni.
Edito nel 1991, "Island" è frutto di una lunga collaborazione con il compositore/musicista islandese Hilmar Orn Hilmarsson (o più semplicemente HOH), ed è un tributo al fascino, al mistero e alla bellezza della terra natia di questo artista, l'Islanda appunto, e ai suoi allucinati, irrequieti, unici paesaggi, dominati dai rivolgimenti del ghiaggio e del fuoco. Nato non a caso come colonna sonora per il film islandese "Children of Nature", il progetto riluce di una vena cinematografica e paesaggistica non indifferente. Merito senz'altro del gusto squisitamente islandese di HOH, che, destreggiandosi abilmente fra tastiere, arpa, chitarra, basso e percussioni, avvicina la musica dei Current alle divagazioni intimiste ed alle atmosfere dilatate ed eteree dei primi lavori di Mum e Sigur Ros.
A cavallo fra un passato di tenebroso industrial esoterico e un futuro di bucolico folk apocalittico, "Island" incarna in modo perfetto l'anima visionaria che da sempre contraddistingue l'arte di Tibet, ma questa volta adottando la lingua della new age, dell'ambient e dell'elettronica. E quel che ne esce è qualcosa di davvero magico ed estremamente suggestivo.
L'album è un continuum di emozioni e visioni in cui i tredici brani si susseguono come perle lungo un unico flusso emozionale. Ariose tastiere, soffici tappeti percussivi, un lieve rumorismo che non si fa mai invadente sono gli assi su cui si dipana il viaggio. Il rintocco cristallino dei campanelli, il suono carezzevole dell'arpa, i soavi gorgheggi femminili (da segnalare il contributo dell'immancabile Rose McDowall) e il malinconico canto del violino (curato dalla impareggiabile Joolie Wood) concorrono a creare una dimensione irreale, sognante e a tratti fiabesca. Già assestato sui toni intensi da piccolo poeta visionario, ma non del tutto dimentico dell'orripilante passato, Tibet, tra fragili sussurri, declamazioni da invasato e crescendo poderosi, si dimostra perfettamente a suo agio nella nuova dimensione musicale, regalandoci una delle sue migliori interpretazioni di sempre.
"Falling" è l'inizio del viaggio, un volo nei cieli grigi dell'Islanda condotto da Tibet, coadiuvato per l'occasione dalle incursioni da brivido della voce fantastica di una giovanissima Bjork (sì, la Bjork che pensate voi!), già matura e pronta per il grande salto. In "The Dream of a Shadow of Smoke" scendiamo in picchiata, piroettanti, fra i fumi e le nebbie dell'Islanda, accarezzati dalla timida elettronica e dal canto etereo di una leggiadra fanciulla. "Lament for my Suzanne" (presente anche nel successivo "Thunder Perfect Mind") è il suono dello sciogliersi lento dei ghiacci primordiali, mentre nella dolcissima "Fields of Rape (Sightless Return)", originariamente presente in "Dogs Blood Rising", tornano i fantasmi del passato, ma sapientemente addomesticati e trasformati in bianche colombe del cielo.
Nella superba "Passing Horses" Tibet tira fuori le unghie e si lancia in voli pindarici, sorretto magistralmente dalle poderose orchestrazioni e dai solenni fiati in crescendo. Il discorso prosegue con "Anyway, People Die", a mio parere il picco emotivo dell'opera, in cui vengono rispolverate le mostruosità di "Nature Unveiled": tastiere solfuree, cupi rintocchi in lontananza, chitarre e violino all'unisono ad accompagnare un mefistofelico Tibet in questo tuffo vertiginoso fra le esalazioni soffocanti di un lenta colata lavica. "Island" è la fragilità, è l'equilibrio precario degli elementi: acqua, fuoco, terra e aria si scontrano e si combinano in un'armonia universale, e "To Blackened Earth" è il riemergere dalle cavità oscure delle rocce e della terra. A ridestarci è il violino incantato di "Oh Merry-Go-Round", in cui aleggia il fantasma di Nick Cave. Improvvisamente l'album impazzisce: "Crowleymass Unveiled" è un remix della "Crowleymass" presente nell'omonimo EP, e ci consegna un Tibet nelle insolite vesti di rapper (???). Un brano bizzarro e dal testo puerilmente idiota ("Ok boys and girl, let's go! Wow!" sono le parole con cui Tibet ci invita alla folle danza), che preso di per sé non è nemmeno male, e testimonia il lato piu autoironico dei Current, ma che ha il demerito fondamentale di interrompere l'atmosfera tesa e malinconica che i primi otto brani avevano pazientemente tessuto.
Le sorprese purtroppo non si fermano qui: "Paperback Honey" è un simpatico (e a tratti esilarante) pop dalle atmosfere tropicaleggianti e dai imprevedibili risvolti cha cha cha (!!!), mentre "The Fall of Christopher Robin", il pezzo più debole della raccolta, si muove sulle coordinate di un'elettronica un po' pasticciona. A rimettere le cose a posto ci pensano le due tracce conclusive, "Fields of Rape and Smoke", cantata in islandese, e il reprise strumentale "Merry-Go-Round and Around": sono il violino incantato della Wood e l'organo maestoso di HOH a compiere il giusto rito di commiato di questo album imperdibile che consiglio caldamente a tutti gli amanti della musica più visionaria e sognante.
Buon viaggio a tutti.
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