Si sa, il fallimento della World Serpent Distribution è stata una vera catastrofe per chi ama band come Current 93, Death in June, Sol Invictus, Coil, Nurse with Wound e molti altri.
Ben vengano allora operazioni atte a riesumare del materiale fondamentale, ahimè, non recuperabile tramite i canali canonici del mercato discografico (salvo si voglia fare come il sottoscritto, ossia logorarsi il fegato per fiere dell'usato e rovistare con santa pazienza negli scaffali polverosi di qualche negozietto dimenticato da Dio).
Negli ultimi anni sembra che David Tibet si sia messo d'impegno a rimettere in circolazione molti dei lavori del catalogo sommerso dei Current 93. Fra le prime azioni di recupero, nell'estate del 2004 viene pubblicato questo "SixSixSix: SickSickSick", che va a rispolverare tre ep oggi difficilmente rintracciabili: "Looney Runes" (1990), "Lucifer Over London" (1994) e "Tamlin" (1994).
L'operazione, a dirla tutta, non viene gestita nel migliore dei modi: data l'importanza, ma soprattutto la diversità, dei lavori sopra elencati, avremmo preferito delle pubblicazioni dedicate che rimanessero fedeli il più possibile alle originali. La copertina, già scialbamente ricalcante quella di "Lucifer Over London", non è il massimo, e nel complesso "SixSixSix: SickSickSick" ci appare un prodotto eterogeneo ed eccessivamente discontinuo. Ma solo per i contenuti eccezionali che esso va a contemplare, rimane tuttavia meritevole di essere preso in considerazione.
Si parte male, con i due brani estratti da "Looney Runes", che già alla sua uscita non seppe entusiasmare: originariamente l'ep conteneva anche sei pezzi dal vivo, che Tibet ha tuttavia deciso di omettere, poiché ritenuti non meritevoli di essere resuscitati. Rimangono così i due registrati in studio.
"Panzer Ruin (in the Hands of Gillespie)" non è altro che il remix di "Panzer Runes" (presente in "Crocked Crosses for the Nodding God"), praticamente identico all'originale. Come ho già avuto modo di illustrare nella recensione di questo album, il brano non rappresenta al meglio il potenziale artistico dei Current 93, mostrandoceli in una veste insolitamente goliardica (si tratta, lo ricordo, di un puro divertissment, nel quale Tibet fa divertire con i suoi bislacchi schiamazzi, ma niente più).
"That's All, Folks", l'altro brano, è invece la rilettura del precedente in un'ottica più marcatamente industriale: alquanto irrilevante, converrete, nell'economia delle nostre esistenze.
("Looney Runes" - voto: 2/5)
Chiusa l'inutile parentesi iniziale, la parte di maggiore interesse è costituita da "Lucifer Over London", registrato nel 1994 durante la lavorazione di "Of Ruine or Some Blazing Starre": l'ep, a mio parere, rimane una delle più formidabili testimonianze dell'intera produzione discografica dei Current 93.
"Lucifer Over London" (il brano) è un vero capolavoro: aperta dal celebre riff di "Paranoid" dei Black Sabbath, è una bizzarra composizione dai connotati indefinibili che si sviluppa per otto coinvolgenti minuti. Nella prima parte chitarra elettrica ed acustica delineano all'unisono un robusto folk/rock (dal vivo il pezzo acquista i connotati di una visionaria cavalcata punk), dove Tibet e l'amico John Balance (Coil) architettano un duetto allucinato come mai se n'erano sentiti: Tibet spiritato, grezzo ed agonizzante (in una delle sue migliori prove), Balance a ricalcare con il suo canto obliquo e malato l'irresistibile ritornello, insieme ad arrovellarsi in un crescendo di pura follia. Il miracolo si ripete nella seconda porzione del brano, che rallenta, collassa e si rigenera sull'impronta di un folk più canonico, ma pregno di misticismo ed oscuri presagi: il pezzo si trasforma così in una filastrocca esoterica a due voci, ammorbata dai rintocchi surreali di campane a festa. In un parola: fenomenale!
Poco da dire invece su "Sad-Go-Round" (coverizzante Tony McPhee): un canonico pezzo folk, un po' americaneggiante per via della chitarra elettrica di Nick Saloman.
Ben più interessante la traccia successiva: "The Seven Seals are Revealed at the End of Time as Seven Bows: The Bloodbow, The Pissbow, The Painbow, The Faminebow, The Deathbow, The Angerbow, The HoHoHoBow". Dietro ad un titolo chilometrico si nasconde così un altro brano-capolavoro: quasi quattordici minuti di visioni apocalittiche (forse il pezzo apocalittico per eccellenza dei Current 93!), una fantastica perlustrazione in cui l'elettronica liquida di Steven Stapleton confluisce miracolosamente negli arpeggi fatati della chitarra di John Cashmore.
Toccante la performance di Tibet, mai come in questo caso vicino all'arte del maestro Morrison: mistico evocatore di scenari apocalittici, Tibet celebra la morte dei suoi due amatissimi gatti, fra citazioni bibliche e le immagini che già contraddistinguono la sua intima e personale poetica della Fine. Non altro da aggiungere, se non che ci troviamo innanzi ad uno dei pezzi più intensi della produzione discografica della Corrente: la "The End" dei Current 93!
("Lucifer Over London"- voto: 5/5)
Il terzo ep, "Tamlin", ci riconduce invece ai Current che meglio conosciamo, al culmine, potremmo dire, del loro splendore folk!
La title-track è una saga acustica di undici minuti dove si racconta la travagliata storia d'amore fra Tamlin e Lady Margaret, regina degli Elfi: sulla falsa riga di certe atmosfere dell'irraggiungibile "Thunder Perfect Mind", il pezzo è lo strabiliante affresco di una coinvolgente fiaba della tradizione popolare che, spiega Tibet, illustra vividamente come il vero amore possa andare oltre tutto. La chitarra di Cashmore è semplicemente divina, mentre la carica d'immedesimazione di Tibet, sublime nel sottolineare i diversi umori della storia raccontata, si avvicina a quella dei menestrelli del Medioevo. E' qui che vengono sfogati gli istinti più "tradizionalisti" e bucolici dei Nostri (a scapito del DNA apocalittico), dimostrando in pieno la maturità di una band oramai consapevole dei propri mezzi, anche al di fuori del paradigma industriale.
"How the Great Satanic Glory Faded" è un'altra formidabile folk-song, ancora infarcita della chitarra elettrica di Nick Saloman: in essa si discerne sul dualismo di Satana (maschio ed al contempo femmina). Tibet, fra grida e grugniti, offre una prestazione decisamente sopra le righe, indiavolato come raramente è capitato in un brano folk; e questo contrasto (riuscito, peraltro) fra musica e canto costituisce la vera peculiarità del pezzo.
("Tamlin" - voto: 5/5)
A chiudere il tutto, troviamo "Misery Farm", anch'essa registrata durante le sessioni di "Lucifer Over London", poi uscita come singolo nel 1999. Si tratta della rilettura di un classico originariamente interpretato da Tommy Handley, e sembra fare il verso alla "Vecchia Fattoria": un brano festaiolo e corale che parla dei miserabili, sfruttati e squattrinati dipendenti (animali compresi) di una fetida fattoria. Un episodio decisamente trascurabile, che diviene motivo di curiosità solo per il fatto che ci mostra la band in una veste davvero inedita. ("Misery Farm" - voto: 2/5)
Termina così, fra schiamazzi e violini campagnoli, un lavoro poliedrico che ci illustra più aspetti della sfaccettata personalità di David Tibet: per questa ragione, "SixSixSix: SickSickSick" può fungere benissimo come biglietto d'invito per accedere al mondo imprevedibile della Corrente.
Anche se noi, in realtà, continuiamo a consigliare il faticoso recupero dei lavori originali...
And sixsixsix
It makes us sick
We're sicksicksick
Of 666!
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