La "Banda Tagliente" è stata una formazione britannica con forti addentellati canadesi (chitarrista, produttore, studio d'incisione), dedita a un genere di pop rock sconfinante nell'AOR (Adult Oriented Rock, molto fiorente in Canada e al tempo di moda in tutto il mondo). Assemblato a quartetto nel 1985, il gruppo ha tenuto botta per tre album, prima di gettare la spugna nel 1993. Questo "Broadcast" (1986) è il loro primo, nonché migliore e più noto e venduto lavoro.
Lo considero un gioiellino nel suo genere, pieno di potenziali hit anche se uno solo di essi, e precisamente "(I Just) Died In Your Arms", lo è stato fino in fondo (n°1 nel Regno Unito e in Canada, inevitabilmente). Per godersi il disco bisogna innanzitutto mettere in conto ed accettare i ben evidenti abusi sonori di moda all'epoca, tipo le batterie rimbombanti di improbabili riverberi e gli invasivi sintetizzatori. Poi, non farsi prendere dal tipico snobismo del rifiutare, a priori, qualsiasi proposta musicale contenente una chiara componente commerciale e ruffiana. Dopodiché, siccome qualità di scrittura, bella voce, intelligenti esecuzioni e ottima produzione (di Terry Brown, forte a quel momento di una lunga esperienza coi canadesi Rush) non mancano, basta possedere spiccata inclinazione melodica ed un pizzico di romanticismo per stabilizzare queste musiche dentro PC, i-Pod o ciditeca che dir si voglia, pronte a inondare i propri padiglioni auricolari.
Come in mille altre formazioni, tutto ruota intorno alla speciale comunanza ed affiatamento musicale fra cantante e chitarrista. Il frontman Nick Van Eede (lanciato nel business discografico da Chas Chandler, scopritore di Jimi Hendrix) ha un gran timbro romantico ed evocativo, teoricamente perfetto anche per il progressive (infatti concorrerà, a metà degli anni novanta, per il posto lasciato vacante da Phil Collins nei Genesis, arrivando in "finale" ma perdendo immeritatamente il ballottaggio con Ray Wilson).
Il povero Kevin MacMichael (passato a miglior vita, ancor cinquantunenne, nel 2002) era un chitarrista intelligente, misurato, con un gran suono molto rotondo e caldo e tante belle idee melodiche ispirategli dal paese d'origine, terra portata naturalmente alle eleganti e misurate sonorità AOR. Avrebbe meritato maggior fortuna, a riguardo ovviamente della salute ma anche della carriera artistica, ad esempio riuscendo a collaborare più a lungo con Robert Plant e non solamente per l'album "Fate Of Nations" (1993). La chitarra di Kevin pennella qua e là per tutte le dieci tracce di "Broadcast" interventi economi e creativi, sonori e sinuosi, con un gran controllo del tocco e della leva del vibrato, lasciando alle tastiere il lavoro grosso a colpi di sapidi "tappetoni" e frizzanti sequenze melodico/ritmiche, affidate ad un vero specialista dell'elettronica, l'ospite Peter John Vettese (al tempo in forza ai Jethro Tull).
Sono molto legato ad una buona metà delle canzoni di "Broadcast", ben intercalate nell'album fra episodi più ritmici ed altri più lenti. Adoro primariamente la traccia conclusiva, la quale fornisce anche il titolo al disco ed è giocata su di una prima metà eterea e priva di ritmica, che poi precipita con sopraffina classe in una seconda parte bella funky/pestona, in grado di arricchire e rendere definitivamente trascinante la melodia vocale.
"One For The Mockingbird" è fatta seguire senza soluzione di continuità, con un lungo ed elegante missaggio, all'enfatico e spumeggiante incipit "Any Colour" e lo surclassa qualitativamente grazie a un ritornello estremamente agganciante ed un breve ma squisito assolo di MacMichael, già in piena evidenza nell'accompagnamento.
"I've Been In Love Before" e "Sahara", la prima un discreto successo anche come singolo, sono le ballate d'atmosfera, iper-romantiche e avvolgenti.
"(I Just) Died In Your Arms", responsabile grazie alla vasta notorietà e riconoscibilità di circoscrivere i Cutting Crew (purtroppo ed immeritatamente) nel novero delle cosiddette One Hit Wonders, è una perfetta semi-ballata che si carica nelle strofe, quiete e dimesse, per poi esplodere il suo ritornello melodicissimo e sexy, con chitarra e tastiere che al solito si danno il cambio bravamente nel fare compagnia alla voce al proscenio. Mi piaceva anche il semplicissimo video a suo tempo realizzato per promuovere il brano, con Van Eede che, per buona parte di esso, corre a perdifiato, inseguito dalla steady-cam, intorno al palco sul quale il gruppo sta suonando, allestito al centro di un capannone, sfiorando continuamente attrezzature, cavi, tecnici ed inciampando ogni tanto in qualcosa o qualcuno.
Partiti col vento in poppa di un singolo decisamente trainante, i Cutting Crew fecero un inopinato mezzo buco nell'acqua col secondo album "The Scattering" (1989), a mio giudizio tranquillamente da quattro stelle e contenente un altro paio di brani grandiosi. Il terzo ed ultimo lavoro "Compus Mentus" del 1992, che da fan valuto tre stelle, a suo tempo mal distribuito perché oramai in odore di licenziamento dalla multinazionale Virgin, è senz'altro ascoltabilissimo, ma privo stavolta di episodi eccellenti. Peccato.
N.B.: la copertina caricata in recensione è quella europea: nella versione americana essa è completamente differente, giocata sulle tonalità del grigio e con il nome del gruppo scritto a caratteri cubitali.
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