Un concerto atteso senza mezzi termini una vita (24 anni...) e a seguire la conferma che la perseveranza paga in termini di soddisfazione. L'hanno pensato parecchi italiani che come me si sono ritrovati al concerto parigino ormai stremati dall'impossibilità di rivedere Cyndi nel Belpaese.

Scomparsa da noi dopo i fasti degli anni '80 e qualche sporadica promozione tv negli anni '90, all'estero è riuscita a non far perdere le proprie tracce. In occasione dell'ultimo cd "Bring ya to the brink" (2008) finalmente è tornata all'attività live anche in Europa. Vista la non più tenerissima età mia e dell'artista mi accingo a recensire l'evento nel modo più obiettivo possibile. Dopo la scadente esibizione del gruppo femminile di spalla, le anglotedesche Robots In Disguise piene di verve ma incapaci di suonare e aliene nei confronti dell'arte canora, il teatro, sold out, è  esploso: il folto gruppo italico molto più coinvolto dello  sciapo pubblico francese ha coperto l'audio degli amplificatori nei primi brani.

Dopo l'ingresso di una band coi fiocchi è uscita in tutta la sua bellezza e simpatia una donna piccina, in pantaloni di pelle, camicia barocca e bombetta nera. In modo scanzonato ha buttato in terra una placca di legno che ha percosso con un martello: è stato l'attacco di "Change of heart" e l'attacco di cuore è venuto a tutti i presenti. Stavo davanti al palco in pieno shock emotivo: non sapevo se urlare, cantare, saltare anzi facevo tutte queste cose insieme chiedendomi come si potesse essere così eccelsi nel dominare il palco e cantare a dir poco in modo perfetto.

Era sempre stato il mio tarlo: nonostante la visione e l'ascolto nei decenni di concerti in cd o dvd volevo sentire con le mie orecchie se la leggenda combaciava con la realtà. Con l'avvicendarsi dei vari brani ho assistito ad una dimostrazione pratica di bravura vocale al di sopra della media: 56 anni suonati e una voce ancora potente, malleabile in grado di spaziare tra generi diversissimi: pop, rock, blues, dance elettronica, etc. Un'energia fisica notevole: 90 minuti quasi ininterrotti con una Cyndi dall'espressività e presenza fisica unica  e coinvolgente: un'artista completa senza fronzoli, né effetti speciali, né ballerini, né coreografie o scenografie particolari. Dritto al cuore, alle orecchie, allo stomaco. Degna della sua grandezza di artista anche la sua grandezza umana: ha cercato di stringere le mani di quelli che riusciva a raggiungere dal palco, ci chiedeva di tener duro perché il locale a quanto sembrava non aveva impianto di aerazione e c'era un caldo infernale, ha scherzato e chiacchierato come suo solito. Ha voluto ricreare l'atmosfera gioiosa della festa invitando il gruppo spalla per bis stravolgendo "Girls just want to have fun". E' riuscita a zittire l'intero teatro cantando  a cappella "Rain on me" da intro ad una struggente versione di "True colors" accompagnata dal suo inseparabile dulcimer. Si è seduta con lo strumento sulle ginocchia, ha chiuso gli occhi e il locale si è zittito perché avevamo tutti il magone e si piangeva in rispettoso silenzio. Il brano è diventata la bandiera di Cyndi , da un decennio è coinvolta in attività e associazioni umanitarie a difesa dei diritti dei gay poiché negli Usa, che si proclamo il paese della libertà, a tutt'oggi ci sono stati che discriminano e condannano le persone in base all'orientamento sessuale.

Tra i classici suoi ha riproposto "All through the night", "She Bop", "When you were mine" di Prince e "Sisters of Avalon" suonando la chitarra acustica, "I drove all night", "Money changes everything"; la cover accompagnata dal pianoforte di "La vie en rose" come intro alla perla di "Time after time" suonata col dulcimer, un brano fuori dal tempo, una magia che si perpetua. I brani nuovi di stampo dance elettronico di ottima fattura sono stati "Grab a hold", "Set your heart", l'ipnotica "Echo", "Into the nightlife" e la delirante "Roching chair" (scritta assieme ai Basemet Jaxx).

Pur avendo assimilato l'esempio delle grandi cantanti del passato (Janis Joplin, Billie Holiday, Edith Piaf per citarne alcune) è rimasta un'artista originale e unica con una voce inconfondibile. Un'artista non obbligatoriamente deve essere in vetta alle classifiche sempre e comunque, personalmente considero un/una cantante valida se la voce ce l'ha e riesce a comunicare delle sensazioni oltre che dei messaggi. Il coinvolgimento è stato costante dall'inizio alla fine, nei brani più movimentati si ballava e cantava tutti insieme mentre c'è stato un rispettoso silenzio nelle ballads. I gusti non si discutono ma meglio "gallina vecchia che fa buon brodo" alla miriade di sciacquette più o meno adolescenti penose su disco figuriamoci dal vivo!

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