Cynic/sensazioni/amarezza in note flebili

Masvidal+Reinert=splendore

Progressioni che smettono di essere pura matematica per reiterare il sentimento della semplicità in un marasma di idee complicate nel profondo.

Non solo Focus, tralasciando, personalmente, Traced In Air, arriva Carbon-Based Anatomy.

"Amidst The Coals" è canto puro, Amy Correia (già presente su Traced) stampa il suo timbro splendido in litanie latine su ombre di chitarra liquida. L'ipnosi concentrica della title-track si palesa dal nulla, synth aleatori volteggiano su giri ritmici circolari e Masvidal tesse tele di cristallo con la sua voce, richiamando alla calma homo sapiens inutilmente armati di coltelli, e costruisce architetture chitarristiche che lambiscono sentori Mogwaiani e riverberi elettrojazz, per aprirsi in un assolo di umore classico. Tabla, sitar, India, mantra e canti e spiriti sono i semi di "Bija!". "Box Up My Bones" è pop come entità cosmica, che misura l'elettronica post-Radioheadiana con rintocchi di chitarra che si staccano dalle dita di Jónsi fino a collimare in un ritornello che s'intrappola nelle orecchie e non esce più (volevi fare questo, mr.Farrell?). Un elettrogenesi che diventa pura su "Elves Beam Out", con sintetizzatori che gracchiano sotto epicità vocali e chitarristiche che tendono all'infinito. Ma lo spirito d'Islanda che prima veniva solo accennato esplode in silenzio solo sulla finale "Hieroglyph" colma di suoni vacui e sintentismi di colore grigio.

E' difficile scrollarsi di dosso il velo di Maia. E' difficile essere nuovi quando si ha un passato che oggi non può essere vecchio. Semmai attuale. Diventa tutto possibile, però, se crei qualcosa a questi livelli e torni a toccare le corde del futuro. E tutto questo è Cynic.

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