Pazzesco! Ciò che speravo non accadesse, si è verificato, a distanza di tre lustri, si è manifestato, il fenomeno più eclatante di tutta la storia della musica (contemporanea e non) riconoscibile nell'entità Cynic. Non so cosa realmente abbia attraversato gli encefali di questi geniali individui, affinchè il primo ed unico capitolo della band potesse avere un successore, di fatto però, così è andata.
Difficile è a mio modesto avviso, prendere alcune decisioni, specie quando i risultati di esse sono culturalmente indelebili; non tutti però pensano in egual modo, ed è grazie a ciò che si ottengono evoluzioni ed involuzioni. Provo molto dolore ad elargire codesta affermazione, ma stavolta siamo di fronte ad una involuzione, inerente non solo la proposta sonora degli interessati, bensì anche il loro pensiero, che ha peccato di illusorietà, credendo di poter realizzare un disco pari all'inarrivabile "Focus" (proprio loro che parlavano del velo di Maya).
Il disco scorre via come una saetta senza pesare sull'ascoltatore. Il sound è unico, come solo i Cynic sanno fare, ma non è abbastanza. La struttura delle song si è semplificata e il basso non si ode a sufficienza, rendendo il tutto ancor più lineare. La classe di un Jason Gobel assente, fa da ciliegina su di una torta dai sapori per nulla fusion, vacui ed effimeri.
Non siamo in territori progressivi, buon ascolto!
Carico i commenti... con calma