Caldo, paesaggi assolati, una gran sete: in pratica l’ascolto di questo disco stimola i sensi.
Ma mettiamo da parte le allucinazioni e cerchiamo di capire chi diamine sono i Da Hand In The Middle, braccia rubate all’agricoltura di Montecchio (Terni). Il sestetto mette a macinare il blues rock e ne estrae un succo rancido, dall’odore di country, folk e persino swing, in pratica una piccola orchestra rurale.

Rispetto ai numerosi epigoni di Jon Spencer, i nostri mescolano le carte e giocano l’asso della personalità: Bake Him A Cake il pezzo apripista che ti prende a ceffoni, Joe Flies To El Limon è una parentesi sudamericana, Sandy Room la ballatona coi coretti, Sweet Oven suona come se Tom Waits fosse nato nelle campagne umbre, The Redeemer è il brano onirico, nel quale le luci si spengono e i volumi si abbassano. I Da Hand In The Middle sono più che semplici freak campagnoli, li definirei un innesto riuscito tra musiche popular nel senso più ampio del termine: niente roba etnica ma molta anima, aspetto da redneck e cuore (marcio?) rocchettaro. Manca forse un brano davvero memorabile, ma il materiale di partenza è di buona qualità, come la finta pelle che avvolge la copertina del cd. Un promettente disco d’esordio, che mette voglia di sentirli dal vivo.

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