DIE ANARCHISTISCHE ABENDUNTERHALTUNG

Il "Lupo della steppa" è un romanzo di Herman Hesse in cui il protagonista ad un passo dal suicidio, vittima e succube della quotidianità, conosce Erminia, il piacere in persona, il viaggio interiore, e nel finale tragico e violento scopre l'eternità sentimentale che va al di la del corpo e si ricongiunge con l'anima, da quest'opera prendono il nome i DAAU, gruppo di Anversa, Belgio, in bilico fra klezmer e classicismo contemporaneo con tutta l'energia del rock e la magia dell'improvvisazione.

I DAAU debuttano nel '94 con la stessa casa discografica dei Deus e degli Zita Swoon, "Tub gurnard goodness" è il loro penultimo album, clarinetto, violino, cello e fisarmonica si intersecano fra loro creando una fusione di stili che portano risultati innovativi ed inaspettati.

Le tracce dell'album si susseguono nude, appassionate e misteriose come fossero la colonna sonora di un film di Hitchcock in atmosfera gypsy, una pellicola in cui si balla, si ride, si canta e soprattutto ci si emoziona, la struttura filosa e filmina di ogni pezzo evoca visioni grottesche e terrene che appartengono al quotidiano.
Energia, passione, esuberanza e bellezza si addensano in un'atmosfera profumata e calda in cui il rock, il jazz, il gypsy, il reggae e perfino la trance si sfiorano carnalmente, ispirazione e intelligenza compositiva stimolano l'immaginazione in maniera naturale e ritmica, pur contemplando poche percussioni.

Musica non convenzionale, tale da far scindere un contratto con la Sony, musica per l'anima tale da far emergere sensazioni sopite nella realtà, nubi controcorrente che portano la pioggia e il temporale, moderna ma senza tempo, un ritorno alle radici, vicina ai bisogni animali, lontana anni luce dalla realtà telecinematografica odierna, un tuffo fuggiasco nella notte, finalmente lontani dal business e dalla mediocrità.

"My goodness!Poetry" è un moderno bolero, i violini cantano l'angoscia accostandosi a Vivaldi e Zappa in un crescendo straziante, un vortice extraurbano ed extratemporale, "A funny little feeling" è reggae, la voce di Angelique Wilkie galleggia fra melodie europee, ritmi jamaicani e percussioni dub, "In my midnight skies" è il secondo pezzo cantato, un afterhours occidentale a sottolineare la follia musicale e l'imprevedibilità, "2+2=5" è una cover dei Radiohead che si scontra con i Quintorigo ad una festa zingara, "Is this it!" ricorda le atmosfere della Banda Ionica, come in una processione Pasquale nel sud d'Italia, "Catfish blues" non ha niente a che fare con Jimi Hendrix ma ne ricorda la genuinità e la determinazione, "Two fast dreams" cinestetica e vibrante chiude lasciando l'ascoltatore assorto e incantato.

T.G.G. è un lavoro intimo e seducente, fulgido e folgorante, un piccolo mondo.

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