Se “Alles Ist Gut” è l’album che da notorietà a questo gruppo, “Die Kleinen und Die Bösen” è quello in cui i DAF, a mio modesto parere, arrivano all’apice del loro percorso artistico.
I Suicide e i Kraftwerk in quell’ormai lontano 1980 avevano già portato alla ribalta le possibilità che poteva offrire la musica elettronica, i Throbbing Gristle registrato “The Second Annual Report” e il movimento Punk fatto tabula rasa del Rock sino ad allora proposto.
Da queste tre correnti musicali i DAF traggono i comandamenti e l’ispirazione che porterà al parto di “Ein Produkt der Deutsch-Amerikanischen Freundschaft” progenitore delle loro opere successive mentre con “Die Kleinen Und Die Bosen” (l’album in questione) gli intenti del duo di Dussendorf vengono alla ribalta.
Il loro Rock elettronico e rumoristico lascia trasparire tutto il malessere che aleggia sulle giovani generazioni della Germania dell’ Ovest alle prese con la difficile convivenza fra le due ideologie e la trasformazione della società post-industriale. Tensione, rabbia e frustrazione sono la quotidianità per chi vive nelle grandi città tedesche e l’album ne è una testimonianza musicale.
L’alienazione è il filo conduttore che lega tutte i pezzi avvolgendo l’ambiente di ascolto in una sorta di limbo estraniante pregno di gas maleodorante, fabbriche in disuso dove il cielo a mala pena si scorge filtrato dall’aria spessa e pesante.
Il sentore di malessere viene esaltata dai suoni sintetici e snervanti che fuoriescono dalle casse dello stereo, la Drum machine crea una percezione di pesantezza marziale che avanza stoicamente nel mezzo del degrado sonoro creato dal sinth e la voce di Delgado nevrotizza l’ascolto con cantilene snervanti o sputando parole con piglio nevrastenico senza tralasciare urli terrorizzati degni dei migliori Suicide.
A “Die Kleinen und die Bösen” spetta doverosamente uno spazio fra gli album più importanti che la musica elettronica tedesca abbia proposto, influenzando tutto il panorama alternativo della musica europea.
Non è un caso se i CCCP abbiano tratto insegnamenti ed ispirazione da questo album malato e tributato ai DAF i meriti che gli spettano.
Glaciali!
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