Sebbene di questo album ci fossero già svariate recensioni, ho deciso di dare il mio personale punto di vista su uno dei lavori meno capiti e ingiustamente odiati dei Daft Punk.

Se "Homework" sposava un concetto di sperimentazione musicale, tra elettronica, dub, hip hop e dance retro, mentre "Discovery" partoriva sample dal sapore kitch anni Ottanta, questo "Human After All" è un disco molto meno immediato di quel che in realtà non sembri. Le tracce sono solo 10, il disco dei Daft Punk più breve seppur duri quasi 45 minuti nel complesso. C'è da pensare se i due astronauti ci abbiano preso per i fondelli ascoltando il disco come impressione a caldo, poiché i brani abbiano la struttura praticamente identica che si ripete all'infinito, probabilmente per allungare la durata del disco stesso. In verità la formula dei Daft Punk non è cambiata affatto, si è semplicemente evoluta. Per certi versi è un disco che per chi ha storto il naso ascoltando "Discovery" e si aspettava un altro "Homework" ha dovuto riascoltarselo a zoccolo duro, poiché per certi versi non è facile riassumere in poche parole un album come questo. Quello che è certo è che i Daft tornano a stupire, come hanno sempre fatto, con un disco dal sound fresco, corposo e più aggressivo, in cui vengono abbandonati i sample anni '80, sostituiti da vocalizzi in vocoder martellanti su cui si basa l'intero concept delle canzoni, come nelle tradizioni dei gruppi di musica elettronica nella fase embrionale dei primi anni Ottanta; non a caso le citazioni continue ai giganteschi Kraftwerk non sono casuali.

La titletrack "Human After All" entra possente dalle casse e ci trascina in un turbine di sonorità dal sapore rock, ed è impossibile restare fermi ad ogni ascolto. Travolgente nella sua apparente semplicità e monotonia. Segue "The Time Prime Of Your Life", brano che entra spezzato come una sorta di ritornello continuo, fino ad un finale "masturbatorio" nella sua crescita, in cui il beat aumenta gradualmente fino al delirio finale. Consiglio assolutamente la visione del video, uno dei migliori del duo. Tornano le sonorità rock prepotenti in "Robot Rock", uno dei pochi episodi in cui è presente un loop sample ripetuto all'infinito. Il brano è sulla linea della titletrack, a mio avviso meno tagliente ma fa il suo sporco lavoro. "Steam Machine" è uno degli episodi più aggressivi del disco, seppur minore rispetto alle tracce precedenti, nonostante possa prendere maggiormente chi ha amato di più i Daft Punk sperimentali rispetto a quelli più "sempliciotti". E' il momento di prenderci una pausa con "Make Love", 5 minuti di relax con un accompagnamento musicale soft e una delicata chitarra sussurrata a riempire l'atmosfera. Godibile.

Dopo la calma torna la tempesta, con il brano più potente del lavoro: "The Brainwasher", una scarica di adrenalina fatta a musica. Insieme a "Steam Machine" è il momento più violento del lavoro, seppur personalmente la preferisca. Dopo l'intermezzo skit "On/Off" entra una chitarra molto elementare sotto una ritmica da marcia, e "Television Rules The Nation" è la dichiarazione d'amore dei Daft Punk verso i loro idoli tedeschi. Le linee vocali, e il synth potente che pare provenire da un'altra galassia, la fanno da padrone. E siamo giunti alla hit per eccellenza del disco: quella ossessiva "Technologic", uno dei momenti migliori del lavoro. Parte una voce computerizzata che è già leggenda, segue un orgia di suoni simili a schiaffi in faccia a riempire l'atmosfera, e renderla ancora più nevrotica nella sua irresistibiità. A chiudere il lavoro entra la sognante "Emotion", un brano che sembra appartenere ai Daft Punk del disco precedente. Il suono si fa più melodico e statico, niente linee vocali imponenti o suoni aggressivi, semplicemente un tappeto musicale sonoro dal sapore dolce-malinconico da fine party. 6 minuti che metteranno a dura prova la vostra pazienza, nonostante sia uno degli episodi più gustosi.

"Human After All" è la rivincita dei Daft Punk. Un disco che ancora una volta distacca gli "stupidi teppisti" dalla loro zona confort. Un lavoro che non ha intenzione di arrivare alle masse in maniera troppo diretta o scontata, non a caso i brani al suo interno ("Technologic" e "Robot Rock" a parte, ma nemmeno tanto in fin dei conti) sono delle perle per pochi palati, tra cui i sequaci dei Daft Punk che hanno seguito il loro percorso da quando erano due ragazzini, a produrre col pc in cameretta nel lontano 1997 uno degli album che ha cambiato la concezione della musica elettronica nel mondo.

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