"La prima guerra mondiale cominciò come una festa d'estate, tutta gonne al vento e spalline dorate.
Milioni e milioni di persone sventolavano i fazzoletti dal marciapiede mentre le piumate altezze imperiali, le serenità, i feldmarescialli e altri idioti del genere sfilavano per le strade delle principali città d'Europa alla testa dei loro scintillanti battaglioni.
Era un momento generoso, il momento delle vanterie, delle bande, delle poesie, delle canzoni, delle innocenti preghiere. L'agosto palpitava e ansimava per le notti prenuziali dei giovani nobili ufficiali e delle ragazze che avrebbero lasciato per sempre dietro di sé.
Un reggimento delle Highlands alla sua prima battaglio marciò fin sulla cima della collina al seguito di quaranta suonatori di piva in gonnella che strombettavano a più non posso... contro le mitragliatrici."

 

"E Johnny prese il fucile" racconta la storia di Joe Bohnam, soldato americano diciannovenne che, durante la prima guerra mondiale, a causa dello scoppio di una bomba, rimane

 

senza braccia
senza gambe
senza naso
senza occhi
senza orecchie
senza bocca


Ricoverato in un ospedale militare e mantenuto in vita da macchinari che lo alimentano e gli permettono di respirare, Johnny prenderà lentamente coscienza della propria condizione. Mente imprigionata in un corpo che ormai non ha più nulla di umano, ostaggio di un cervello che non smetterà mai di rimbalzare contro le pareti della gabbia di carne e ossa in cui è prigioniero, ripercorrerà alcuni dei momenti più intensi del suo passato, aggrappandosi ai moncherini di quella vita che un tempo gli apparteneva.

"E Johnny prese il fucile" è stato scritto nel 1938, quando, per usare le parole dell'autore, "il pacifismo era anatema per la sinistra americana e anche per buona parte del centro". Dopo i fatti di Pearl Harbour, ne sono state ostacolate la ristampa e la distribuzione. Fin dal momento della sua pubblicazione è stato strumentalizzato da entrambi gli schieramenti politici, criticato, e addirittura deriso. Persino in Italia, fino a qualche anno fa, recuperare una copia di questo libro poteva essere molto, molto difficile.

E' un libro contro la guerra, il Vangelo di un Cristo senza gambe e braccia con cui essere crocifisso, senza occhi da rivolgere al cielo e senza una bocca con cui invocare il perdono per l'umanità che lo ha condannato.
Un libro che parla di nostalgia di casa, di ricordi di infanzia, di notti d'amore prima della partenza, di bande cittadine che salutano treni carichi di ragazzini mandati a morire.
Un libro di generali che appuntano medaglie sul petto di chi, quelle medaglie, non potrà mai più vederle o toccarle.

Ma è anche (soprattutto?) un libro che parla di solitudine, di isolamento, di un disperato bisogno di comunicare e di una ostinata, a tratti inspiegabile, voglia di vivere.

E' tutta la guerra concentrata in un unico moncone di carne.
Per ricordare la "differenza tra la guerra così come viene descritta nelle campagne di propaganda e la guerra che si combatte nel fango, da soli, contro le bombe".


"Portatemi lungo le strade di campagna e fermatevi ad ogni fattoria in ogni campo e poi suonate il gong perché i contadini con le loro mogli e i figli e i braccianti e le domestiche vengano a vedermi. Dite ai contadini qui c'è qualcosa che non avete mai visto prima. Qui c'è qualcosa che l'aratro non rimuove. Qui c'è qualcosa che non crescerà né darà mai frutti. Il letame che versate sui vostri campi è già abbastanza ributtante ma qui c'è qualcosa che sta ancora più in basso del letame perché non muore non marcisce e non concima nemmeno un'erbaccia. Qui c'è qualcosa di così terribile che se fosse nato a una cavalla o a una giovenca o a una scrofa o a una pecora l'avreste ucciso all'istante ma questo non lo si può uccidere perché è un essere umano. E' un cervello. Pensa tutto il tempo. Che ci crediate o no questa cosa pensa ed è viva e va contro tutte le regole della natura anche se non è stata la natura a conciarlo così.

Voi sapete chi è stato.
Guardate le sue medaglie sono medaglie vere probabilmente d'oro massiccio.
Alzate il coperchio della cassa e vedrete chi l'ha conciato così.
Questo è puzzo di gloria."

 

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