Questa recensione inizia con un grazie a barrylindon che mi ha permesso di non ignorare questo concerto fingendomi impegnatissimo come spesso usa a Milano, anzi tutto mi è venuto incontro: botteghino ancora aperto alle 10, concerto appena iniziato ed un Damien innamorato dell'Italia che ride e scherza con il suo pubblico e nel frattempo cesella le sue ballate acustiche come dei piccoli capolavori.
L'atmosfera è da serata fra amici, le chiacchiere di Damien hanno del grottesco, un momento dedica una canzone alla sua passione, che si scopre essere la mozzarella di bufala, un'altra al gorgonzola, fino ad ironizzare sul grigio della sua Irlanda, paragonata alle immagini di Schindler's List, rischiarate dalla stessa mozzarella di bufala come se fosse il vestito rosso della bimba sul finale!
La differenza la fa proprio lo stile intimista di questo concerto e l'accessibilità del personaggio e del suo gruppo: la sua musica scalda il cuore e la sua voce si intreccia con quella della controparte Lisa Hannigan in melodie splendide, con cori come voci lontane, fino ai toni operistici della splendida Eskimo.
La sua musica accosta anche altri elementi più insoliti, si gioca di campionamenti sulle ultime battute eseguite o con effetti vocali stile human beatbox, per poi ritornare sui binari di un folk sincero, suonato con una chitarra piccola quanto lui e così lontana dalla ripetitività del folk, militante o meno, come lo si intende oggi in Italia.
Damien continua a parlare, pure troppo, ed ora ci spiega che prima di Milano ha fatto con il suo gruppo una data in Germania, dove la violoncellista con una sola terribile insalata è riuscita a prendersi un'intossicazione alimentare. Nel pubblico scappa una risata e invece ci tocca sul serio salutare la poverina: che merde che siamo, e pensare che solo poco prima Damien ci aveva detto che il Raibow gli aveva chiesto di chiudere, ma che sarebbe stato disponibile a cantare anche a casa nostra!!! L'importante è trovare una casa sufficientemente grande da ospitarci tutti, e probabilmente vista la varietà del pubblico presente, poteva pure scapparci qualche vippone dotato di reggia utilizzabile allo scopo: forse Damien ha avuto un'inaspettata copertura mediatica su qualche insospettabile rivista di costume ed io non me ne sono accorto!
Nei momenti più elettrici mi ricorda le ballate dei Radiohead, c'è qualcosa di Karma police, High and Dry o Fake Plastic Trees. In The Blower's Daughter c'è forse un eccesso, l'assonanza della melodia con No Surprises mi sembra evidente, ma a questo piccolo fenomeno, capace di regalarci una serata del genere, con un'atmosfera così familiare, calda e avvolgente, si può davvero perdonare tutto!
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