Forse a qualcuno potrà sembrare esserci giunto in ritardo questo album di Damien Rice. In ritardo se lo si colloca nella scena neo acustica che ha visto gruppi come Kings of Convenience, i primi Turin Brakes, David Gray,Tom McRae salire alla ribalta internazionale.
Tuttavia, pur essendoci echi di tal genere in "O", è riduttivo etichettare Damien Rice in questa cerchia (...si potrebbe poi sollevare il dubbio anche sull'utilità del termine neo-acustico!).
L'entusiasmo della critica, prima quella irlandese, non è infondato.Le perle contenute nell'album sono colonne sonore per notti insonni cariche di struggenti ricordi romantici ("Amie", "the Blowers Daughter") o per piovose giornate in attesa del primo raggio di sole ("Cold Water").Ma non solo. C'è spazio anche per la rabbia e la ribellione con chitarre non proprio limpide e arrangiamenti che possono spiazzare ("I remember", "Cheers Darlin").
L'album parrebbe chiuso dalla sontuosa "Eskimo" che avvolge la tristezza di Damien con archi e con la voce di un soprano. Parrebbe...ma non spegnete il lettore...e non chiamatelo new-acoustic please! Questi piccoli capolavori meritano solo l'asclto attento. Non un'etichetta.
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