Dopo averci deliziato nel 2003 con l’album d’esordio “O”, vero e proprio capolavoro di poetica folk-rock, l’artista irlandese torna qui con il suo successore che, diciamolo subito, non tiene testa al primo capitolo e ne è superiore solo per quanto riguarda il titolo (9 a 0).
Il lavoro inizia subito giocando la sua carta migliore, “Nine Crimes”: pochi tasti d’avorio che accompagnano lentamente la voce della compagna di allora Lisa Hannigan, violini in lontananza che si fanno sentire mentre entra in scena l’amante Damien Rice, le voci si susseguono delicate in un crescendo assieme alla musica in uno dei pochi duetti che ci saranno nell’album (a differenza del predecessore, dove la voce femminile era più presente).
Segue “The Animals Were Gone”, se possibile ancora più lenta, con una melodia bella ma che si protrae per troppo tempo prima di sciogliersi in un finale strumentale di viole, violini e violoncelli che la rivaluta.
In “Elephant” abbiamo ancora una lunga fase introduttiva molto scarna di voce e chitarra acustica, che nel finale lascia il campo ad una scarica breve e soffertissima di elettricità; la stessa che ritroviamo con più decisione nella seguente “Rootless Tree”, altra perla di folk-rock romantica e rabbiosa al punto giusto.
Un momento di pausa con la melodia spensierata di “Dogs”, dove si sente il familiare rumore che provocano le dita passate sulle corde della chitarra mentre “...il giorno finisce...e non ho alcuna necessità...la ragazza che fa yoga...”, per poi passare a “Coconut Skins” che è invece una perfetta canzone di scuola Bob Dylan (e quando senti dire “..time is contagious...” è il momento dei brividi).
“Me, My Yoke And I” è invece un blues rock circolare che ti ipnotizza, roba da ballare ad occhi chiusi in concerto.
Il disco si chiude poi con tre ballate: “Grey Room” e “Accidental Babies” che riportano al mood del lavoro precedente, per concludere con la soporifera “Sleep, Don’t Weep”.
Il buon Damien poteva fare una fotocopia dell’album d’esordio e non l’ha fatta, poteva cimentarsi in situazioni nuove e in parte l’ha fatto, ha cucinato nuove ed accattivanti melodie condendole solamente con meno ispirazione di quanto fatto in precedenza. Album di transizione?
Probabilmente.
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