YOTER VE-YOTER
Dana International

Correva l'anno 1998 quando, da Birmingham, giungeva una notizia che avrebbe creato stupore, pettegolezzi e quasi morbosa curiosità: una ex-transessuale israeliana aveva trionfato alla quarantatreesima edizione dell'Eurofestival.

Si trattava di Dana International, nata Yaron Cohen, diventata Sharon dopo l'operazione di riassegnazione sessuale. Per diversi giorni non si parlò d'altro: il mondo sembrava essersi accorto in quel momento dell'esistenza di persone transessuali, che per di più potevano aspirare al successo, non solo ad una vita ai margini della società civile. Altro motivo di stupore (e pregiudizio) era il fatto che quella transessuale era proprio di nazionalità israeliana. Nell'immaginario italiano, infatti, Israele è sempre stata vista come la patria dei «Chassidim», degli ultra ortodossi che vanno in giro con i boccoletti sulle orecchie, vestiti di nero, capaci solo di dondolare il capo davanti al Muro del Pianto, sempre pronti a puntare il dito, a lapiadre la Maddalena di turno.

E invece, a dispetto di tutto questo, proprio Israele scelse come sua rappresentante all'importante manifestazione canora Dana International. La canzone era una dance fresca e innovativa in un contest da sempre votato al pop più tranquillo, sulla falsariga del festival di San Remo.
Il ciclone Dana International conquistò il pubblico più giovane, imponendosi in pochissimo tempo nei mercati discografici di tutto il mondo.

Anche l'Italia fu toccata da questo fenomeno, anche se in forma minore, a causa della chiusura del nostro pubblico rispetto ad artisti di nazionalità diverse da quelle statunitense e inglese. Comunque per tutta l'estate 1998 "Diva" era ballatissima in tutte le discoteche e trasmessa a rotazione nelle radio. Seguirono due album di mediocre successo, che in Italia vennero pubblicizzati poco e male, e poi il silenzio.

Nel 2001 Dana International torna a far parlare di sé. Abbandonato il suo scopritore e collaboratore di sempre, il dj Ofer Nissim, Dana si lancia in una nuova impresa musicale, stravolgendo il suo stile e tutto quanto aveva fatto fino a quel momento.
La sua carriera era costellata di successi dance dal sapore vagamente trash, farciti di urletti e ammiccamenti, testi banali ma orecchiabili. In poche parole, Dana era il perfetto prodotto di un'industria discografica che puntava solo a far ballare la gente, fare "rumore" con videoclip e interpretazioni stravaganti (memorabile la copertina del singolo "Maganona" [Pazza] del 1996, in cui è raffigurato un gallo coi tacchi a spillo) e rimanere saldamente legata alla sua immagine di icona gay.

Dopo il divorzio professionale da Nissim, Dana decide di cambiare rotta. "Yoter Ye-Yoter" (Ancora e Ancora) è sicuramente l'album di maggior spessore della cantante. Appare immensamente cresciuta artisticamente, i pezzi sono più maturi, meglio curati, più elaborati. Basta con gli urletti, basta coi ritmi assordanti, basta con le filastrocche senza senso. Senza abbandonare del tutto il mondo della dance, la International dimostra però d'esser capace di spaziare, di essere perfettamente in grado di esplorare nuovi mondi, nuove sonorità e nuovi vocalizzi.
L'album si apre però proprio con un pezzo dance: «Nitzachti» [Ho Vinto]. Il solo testo di questa canzone richiederebbe una recensione intera: autobiografico, racconta il "viaggio" di Dana da ragazzo a donna, la sua transizione, le sue paure, le sue cadute e i suoi successi. Senza vittimismi ma con una grande energia, Dana canta «Ho vinto, ho vinto. Ho avuto successo, sono caduta, mi sono rialzata». Il pezzo sprizza energia, trasmette lo spirito combattivo e determinato dell'artista.
Gli altri 12 pezzi compresi nell'album non sono da meno: "Ten Li-Chyot" [Lasciami Vivere] è una canzone dal ritmo e le sonirità fresche, da canticchiare in macchina, ma sul cui testo si possono fare profonde riflessioni.

Novità per una diva votata alla dance come Dana International, l'album comprende ben quattro ballate: la title-track «Yoter Ve-Yoter», «Lama Katavta Li-Shir?» (Perché Mi Hai Scritto Una Canzone?), «Hargasha Tova» (Mi Fa Stare Bene), «Ve-Achrey Ha-Kol» (E Dopo Tutto), in cui l'artista ci mostra un lato di sé fino ad allora sconosciuto: quello sentimentale, dolce, malinconico. Ma la «vecchia» Dana, quella discotecara e casinista non è certo scomparsa: il pezzo «Ata Ha-Dj Sheli» (Tu Sei Il Mio Dj) lascia intravedere il vecchio, energico stile di una ragazzina scanzonata che recita «Tu sei il mio dj e puoi scegliere se scratcharmi forte o suonarmi come un disco». Notevole anche la riedizione del successo di qualche anno prima, «Ad Sof Ha-Zman» (Fino Alla Fine Del Tempo).
Con "Yoter Ve-Yoter" Dana International si laurea artista completa e capace non solo di far ballare, ma anche di far pensare i suoi fans; ci mostra il suo lato vulnerabile e umano: smette i panni della donna forte e "arrivata" e diventa una persona comune, con le sue paure, le sue insicurezze e tutti i suoi limiti emotivi.

Artisticamente questo lavoro è anni luce avanti rispetto a tutti i precedenti. Forse gli "aficionados" del genere trasheggiante saranno rimasti un po' delusi da questo cambio di rotta, ma evidentemente all'età di 29 anni Dana si è sentita abbastanza matura da poter affrontare nuove prospettive. Decisione davvero saggia, perché con questo album si eleva al rango di artista completa e matura, non più semplice regina delle discoteche.

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