Prologo: Roma, Montesacro, interno notte. Il pick up di un giradischi percorre lentamente i solchi impressi in un trentatrè giri. Inquadratura della testina, le vibrazioni che la sollecitano passano alla bobina, vengono amplificate e trasferite lungo il cavo di un paio di cuffie. Inquadratura sul dettaglio vinile, sigaretta ancora accesa che si consuma in un posacenere, figura seduta sul letto. Fading.
Titoli di testa: Rome. Starring: Brian Joseph Burton aka Danger Mouse, Daniele Luppi. Guest stars: Jack White, Norah Jones. Elenco di nomi assolutamente sconosciuti, quelli ai quali nei film non presti mai attenzione (che poi si scoprirà essere i collaboratori di sua maestà Ennio Morricone, Alessandro Alessandroni, Pietro Umiliani e l’Orchestra dei Cantori Moderni, tanto per dire dei fessi).
Cinque anni di lavoro sull’ispirazione originaria di realizzare un omaggio alle atmosfere delle glorie del cinema italiano anni ’50-’60, Dolce Vita, via Veneto, tubini neri, paparazzi, Sergio Leone, et cetera et cetera. Danger Mouse vola direttamente nella capitale, ci piace immaginarcelo svegliarsi la domenica mattina per andare a Porta Portese alla ricerca di strumenti rigorosamente d’annata, e godersi a pieno la beauté della Signora, magari graziata da una bella giornata di sole, di quelle che le regalano colori caldi e atmosfere terse. Stacco. Carrello dallo zenith sulla città, Basilica del Sacro Cuore di Maria in piazza Euclide, Studi Forum. La macchina da presa inquadra dal basso Jack White che fuma accanto all’ingresso del Music Village. Piano sequenza: corridoio degli studios. Alle pareti Fellini, Ettore Scola, Brian De Palma.?Studio Uno, dettaglio nastri. Campo largo su mixer, taglio sinistro su Norah Jones che canta “Black” al di là del vetro. Si toglie le cuffie. -Andava bene?- Va bene. Ultima registrazione, ringraziamenti, i tecnici smontano tutto, consegnano trentacinque minuti di musica ai produttori. Stacco. Caffè in piazza Euclide. Un giornalista al telefono con la redazione. -Quanto c’è di Morricone in questo album? Parecchio, ma è tutto sapientemente fuori fuoco, suggestioni forti ma non definite: il suono delle chitarre di “The World”, qualche volta l'uso delle voci. Ho pensato a “Per Qualche Dollaro in Più”, se proprio dobbiamo citare un western, quando ho sentito “Morning Fog”, ma sarà per via del carillion, l’associazione era troppo facile. In realtà, più che il Morricone western, l’idea è quella di film drammatici come "Metti una Sera a Cena" nel resto del disco: quella veramente noir è “Roman blue”, che rievoca scenari metropolitani in gran parte, città notturna, casini nelle stazioni, pedinamenti, banconi di bar e roba varia. Immagini da Roma a mano armata, ma quando gli eroi e gli antieroi sono stanchi di inseguirsi. Se sia un esperimento riuscito? Qualità ce n’è, ma di certo non è un disco dedicato alla capitale, se escludiamo l’intento originario. Un esperimento fuori tempo, la colonna sonora ideale per un film ancora non scritto.-
Epilogo: Roma, Montesacro. Un giovane regista seduto alla scrivania si prepara a scrivere una storia.
Scena I: Villa Borghese, Esterno Giorno, “Theme of Rome”. Le cime dei pini oscillano al vento. Panoramica discendente. La macchina da presa scende lungo il tronco di un albero fino a scoprire un uomo seduto, la schiena poggiata contro un pino. L’uomo è ben vestito, ma porta i segni di un pestaggio. Fuma. Tiene tra le mani una foto. Dietro di lui, poco distante, dei bambini giocano a pallone. La mdp stringe in primo piano sul volto dell’uomo, che chiude gli occhi.
Scena II: Flashback. Ricordo dell’uomo, “The Rose With the Broken Neck”. Primo piano, leggermente sfocata, una ragazza sorridente, nella villa. Gioca con una fontana, schizza dell’acqua verso l’uomo.
Scena III: Fine Flashback, “Season’s Trees”. Campo medio. Il pallone dei bambini rimbalza addosso all’uomo. Figura intera. L’uomo si alza, rilancia il pallone ai bambini e si incammina fuori dalla villa. Sull’erba, ha lasciato cadere una foto della ragazza del flashback. Carrellata a precedere. L’uomo cammina in strada. In soggettiva, fissa i volti delle persone. Figura intera. Entra in una libreria dove lavora la ragazza della foto vista nel flashback. Lei sistema i libri negli scaffali. Si volta e lo vede.
Scena IV: Flashback. Cucina, interno sera, mezza figura, “Two against One”. Leggermente fuori fuoco. Durante la colazione i due litigano. Lui deve uscire. Si fissa allo specchio. Vede se stesso riflesso e lei che gli urla contro, piangendo. Lui esce di casa sbattendo la porta. Lei torna a sedere, poggia la testa tra le mani. Lui in ascensore, figura intera. Continua a vedere se stesso e lei riflessi. Sale in auto.
Scena V: Carrello a precedere, “The Gambling Priest”. Per la Roma notturna. Lui in macchina. Carrello a precedere. Via Portuense. Lo attendono tre uomini. Ferma la macchina e scende. Campo medio. Si avvicina agli uomini, restituisce loro delle fiches da gioco e una pistola. Uno dei tre ridacchia e si allontana. Gli altri due lo pestano. Scena VI: libreria, interno giorno. Primo piano di lei interdetta. Prova a far finta di niente, continuando a sistemare i libri. Lui le va dietro, cercando di parlarle, come volesse scusarsi. Lei è scossa, finge indifferenza. Si lascia cadere dei libri.
Flashback. Il ricordo di loro che fanno l’amore. Lui l’aiuta a raccogliere i libri. Si guardano. Lei accenna un sorriso. Scena VII: Roma, esterno notte. “The World”.
Lasciamo che finisca con uno sguardo. Sennò troppa melassa.
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