Il death metal lo si ama o lo si odia, c'è poco da fare. Troppo "tutto" per poter suscitare tiepide reazioni: troppo "tirato", troppo aggressivo, troppo "urlato". Tra i mille e passa sottogeneri del metal è forse quello che, insieme al black metal, ha anche avuto i natali nei luoghi più improbabili, trasformando all'improvviso amene cittadine di provincia in capitali del rock mondiale. Beh, più  o meno.

Nato sul finire degli anni Ottanta da un'estremizzazione del thrash metal, unito anche ad una vena punk hardcore che non guasta mai, il caro vecchio death si è da subito distinto in due grandi filoni, quello di matrice americana, con i vari Death, Deicide e Cannibal Corpse e quello invece di stampo europeo, con un paese su tutti a dettare la linea, la Svezia. Ridente blocco di ghiacchio dell'Europa del Nord, fino a quel momento il più grande contributo dato alla musica mondiale era con ogni probabilità stato rappresentato dai sorridente Abba, autori di un'infinità di belle melodie a metà anni Settanta, ed, in tempi più recenti, dal rock radiofonico degli Europe. Ok, sì, ci sarebbe anche un certo Signor Malmsteen, ma quello, per (s)fortuna, non è mai stato popolare all'infuori di un contesto strettamente "medol". Bene, la Svezia nel giro di qualche anno sarebbe diventata fucina indiscussa di alcuni dei gruppi di metal estremo più noti di sempre, autentici pionieri di un genere che avrebbe davvero fatto scuola. Qualche nome? Bathory, Dismember, Entombed, Grave, Unleashed, At the Gates. In ordine sparso, tanto per gradire. Ritmi ossessivi, batterie martellanti, un muro di chitarre dall'inconfondibile suono "zanzaroso", una voce che più gutturale non si può e testi per i quali in più di un'occasione sarebbero state chieste spiegazioni. Come dite, vi sembra roba da adolescenti annoiati? Verissimo, infatti l'età media dei vari musicisti ai tempi delle demo e degli lp di esordio spesso a stento superava i diciotto anni. Tanti ragazzini armati di chitarre e smaniosi di fare casino, fantastico. E tra questi ragazzini all'epoca c'era anche l'autore del libro, Daniel Ekeroth, anche lui, naturalmente, sfegatato death-metallaro, uno che ha passato la propria gioventù tra demo, fanzine, vinili e chitarre. Quello che lo stesso Ekeroth mette in chiaro fin da subito è che un libro del genere non vuole assolutamente avere alcuna presunzione di completezza. Ci sono di sicuro degli errori, molti dei vari personaggi interpellati non ricordano certi eventi ed è praticamente impossibile chiedere particolari su avvenimenti di venticinque anni fa.

Quello che Ekeroth fa alla perfezione, invece, è di ricreare quella che è stata l'atmosfera di un'epoca, ovvero quella che va dalla metà degli anni Ottanta ai primi anni Novanta, trasformando le vicissitudini di ragazzi di sedici anni in un avvincente romanzo collettivo, raccontando quindi quella che è stata l'adolescenza sua e di molti altri suoi coetanei. Dall'avvento del thrash metal e del punk hardcore, passando per i primi gruppi estremi come Bathory e Venom, Ekeroth cerca di ricostruire quelle che sono state le vicissitudini di un movimento giovanile, quello del death metal di matrice svedese, che è stato da una parte baciato dal successo, dall'altra il risultato di un lavoro praticamente artigianale. Demo registrate spesso con mezzi di assoluta fortuna, fanzine confezionate con colla e sudore, con illustrazioni, naturalmente, tutte fatte a mano, tape trading grazie ai mille contatti che sparuti gruppi di ragazzini riuscivano a reperire ai concerti o su riviste. Il death metal, così come il metal in generale e parte del punk, è stato in quegli anni anche questo. Poi sarebbero arrivate le prime demo registrate in studi professionali ed i primi contratti, con piccole etichette indipendenti che nel giro di qualche anno sarebbero diventate colossi, vedi alla voce Nuclear Blast, Earache e Century Media. Poi, non prima. Prima c'è stato tutto questo. E fa uno strano effetto, considerando come ormai nella nostra disastrata italietta sia diventato impossibile anche organizzare un festival degno di questo nome, pensare che gruppi seminali come Entombed e Dismember spesso potevano registrare i loro demo grazie a... fondi statali!! Eh sì, perché il ridente stato sociale svedese pensa anche a questo, con tanto di sale prova messe a disposizione spesso a prezzi stracciati, 'ché "se abbiamo un nuovo Hendrix a Stoccolma di certo non ce lo facciamo scappare".

In Italia, come detto prima, se ti va bene chiamano i carabinieri perché Springsteen ha sforato di venti minuti i bis. Ma lasciamo stare. Ciò che inoltre stupisce delle quasi cinquecento pagine in questione, è come Ekeroth, nonostante le difficoltà nel reperire alcune informazioni, abbia cercato di offrire al proprio lettore un lavoro il più completo possibile, il tutto condito da un'attitudine (auto)ironica che dona al libro una certa leggerezza. Oltre ad una parte puramente storico-biografica, inoltre, è presente una lunga sezione dedicata alle varie fanzine dell'epoca, spesso redatte dagli stessi ragazzini che poi suonavano sui dischi, con un breve commento per ognuna di esse. Non poteva, visto l'argomento trattato, inoltre mancare uno sterminato elenco dei vari gruppi death metal che la Svezia ha partorito negli ultimi venticinque anni, con note biografiche e discografia. Naturalmente, per la gioia degli occhi, sono presenti tantissime foto d'epoca di concerti, copertine e locandine, tutte rigorosamente in un evocativo bianco e nero. Un'opera mastodontica, non c'è che dire, che vale davvero il prezzo di copertina di 22 euro, forse un po' elevato, ma dall'altra parte va riconosciuto come da tempo Tsunami Edizioni sia diventata sinonimo di assoluta qualità per quanto riguarda le letteratura rock. Un lavoro, avvincente, quindi, che può risultare interessante sia per chi il genere lo apprezza già che per chi invece vuole semplicemente immergersi in un'epoca in cui gli mp3 e le webzine erano pura fantascienza e per comprare un vinile spesso dovevi farti qualche decina di chilometri. Un libro che è la più totale incarnazione della passione e dedizione di questo adolescente di quarant'anni, ancora oggi dedito a "strimpellare" in formazioni come Tyrant e Insision e che di "mettere la testa a posto" non vuole proprio saperne. Un plauso alla coerenza e alla voglia di crederci ancora. Sicuramente una bella lettura. 

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