Ricordo, durante un'accesa quanto stimolante diatriba qui su DeBaser col "famigerato" Vic Sorriso, una definizione alquanto lapidaria, da quest'ultimo data, circa il concetto di "capolavoro" nell'arte.

Il buon Vic insisteva nel ritenere che fosse necessario "Essere dei capolavori viventi per creare un capolavoro".

Lipperlì mi sembrò una sparata non poco pacchiana per suscitare effetto agli occhi del debaseriota (o debaseriano?) di turno. Ma pochi istanti dopo, tramite un atto di Versthen, compresi ciò che intendeva dire. Se mi avesserero, però, chiesto una spiegazione razionale di esso, probabilmente avrei taciuto. Avevo si compreso la sua idea al riguardo, ma mi mancavano i termini adeguati per esplicitarla.

Oggi invece i termini li ho finalmente trovati, e sono solo un paio.

Daniel Johnston.

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