Con il passare degli anni abbiamo assistito al proliferare impazzito di "horror" insulsi, infarciti di idee riciclate. Film già visti negli anni '70, ma anche negli '80, '90...

Tutti i sottegeneri dell'horror hanno subito questa sorta di metastasi, questo "avvelenamento" senza precedenti, figlio di un mercato cinematografico che come anche altri settori dello spettacolo ha ormai il potere definitivo sulla produzione di determinati tipi di opere. Ma il bello è che "L'ultimo esorcismo" di Daniel Stamm (2010) si presenta anche come film indipendente e a basso budget e lo stile "documentaristico" della pellicola sembra quasi voler sottolineare allo spettatore "vedi che gran risultato che abbiamo tirato fuori senza una lira". Ora, sorvolando sulla questione budget, quello che risulta già di per sè poco credibile è la scelta di incentrare il film sulla ripresa con videocamera, dopo che film di genere come "The Blair Witch Project", "REC" e i suoi seguiti e i vari "Paranormal Activity" (solo per citare i più famosi) hanno ormai sdoganato un'idea che in principio poteva risultare anche interessante. Oltre quindi alla discutibile scelta tecnica, il film in questione "indaga" ancora una volta un sottogenere che ha già dato tutto (troppo?) al cinema. "L'ultimo esorcismo" non apre una nuova porta tra le pellicole sugli esorcismi, non ha nulla di originale, bensì riprende a piene mani da opere del passato. Alzi la mano chi vedendo la scena nella fattoria non ha ripensato a "The Exorcism Of Emily Rose" di Derrickson, forse l'ultimo lavoro sul genere degno di menzione.

Ulteriore nota negativa è legata alle più che discutibili prove attoriali. Fatta eccezione per la giovane Ashley Bell (che interpreta l'indemoniata) il resto della combriccola non convince per nulla e da quasi la sensazione di un film venuto su per gioco, privo del giusto professionismo.

Quindi, nonostante la pretesa di presentarsi come un low budget indipendente, "L'ultimo esorcismo" di Stamm pesca a piene mani dai lavori del passato e lo fa affidandosi ad una sperimentata formula di successo. Non è un caso se abbia incassato circa 60 milioni di dollari nel mondo. Basta un pizzico di "marketing strategy" per far fruttare un'imbarazzante pochezza di idee.

Che il diavolo ci preservi da futuri conati di vomito.

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