Dell'artista ho già detto, quindi mi limito a parlare dell'opera, meravigliandomi che nessuno l'abbia ancora fatto.
"Scotch" è il settimo album di inediti del menestrello romano, che esce a ben 4 anni dal precedente... ma con tutto il tempo che Daniele si prende da un album all'altro io onestamente mi sarei spettato di più. Innanzitutto manca la HIT di punta, e questo magari per alcuni può essere un vantaggio, dato che Silvestro è stato spesso criticato (ingiustamente) per aver dato spesso il lato B al commerciale. Il primo singolo è “Ma che di scorsi”; bellina, funziona, corre via bene ed è leggera al punto giusto. Le linee vocali sanno molto del Paul Simon d'annata, mentre l'inciso fa molto Zero Assoluto, il che non è che sia una grande notizia, in effetti... ma il brano è davvero piacevole nel complesso. Io personalmente ho sempre apprezzato Daniele per la sua abilità nel creare melodie di livello, complesse ma orecchiabili, sia dal punto di vista vocale che strumentale. In questo disco invece le perle latitano un po'. Cerco insomma una “la bomba” (vedi “il dado”), ma purtroppo non la trovo, nonostante i tentativi non manchino, sia in apertura che in chiusura, con “Le Navi” e “Questo Paese”, che tra l'altro ospita un certo Bollani, che io però avrei fatto suonare un po' di più. “Sornione” è soft e ben arrangiata, ma la melodia non sta in piedi. Non migliora di certo la situazione il buon Niccolò Fabi, raffinato ma etereo e impalpabile, forse addirittura troppo, come spesso gli accade. Un po' di spazio ai musicisti in “Fifty Fifty”, dove emergono l'ottimo Pietro Monterisi alla batteria (per il resto colpevolmente nascosto), un basso di livello e un sax baritono un po' troppo ostinato ma divertente assai. Per il resto i brani non sono pochi, ma a mio giudizio difficilmente lasciano il segno. “Acqua che Scorre” è troppo lenta e leggera, arrangiata in maniera elementare, e anche qui l'ospite di turno (che non conosco) non risolve, anzi. Stesso dicasi per “Acqua Stagnante”, romantica ma musicalmente troppo leggera e poco ispirata, ma mai quanto “In un ora soltanto”... che moscia ragazzi. “Moniro(r)”, viaggia un po' di più, ma ecco che torna il Silvestro criticone sinistroide a tutti i costi, con la demagogia dietro l'angolo, esattamente come in “Precario il Mondo”, mezzo rap, mezzo pastroccio già sentito e risentito in tanti silvestri degli anni scorsi.
Dimenticando in fretta l'apparizione di Camilleri (ma forse è Fiorello, dai...), pollice in giù per l'ospitata di Gino Paoli in “La Chatta”, davvero trascurabile, nonché quella del tizio degli Avion Travel in "SCOTCH" (che almeno poteva cantare, visto che gli viene bene), altra canzone scontata al punto da risultare antipatica. Daniele, mi chiedo, ma che fine hai fatto? Ah Rieccoti in “L'appello”. Veloce, intelligente, ben suonata, ispirata, swing e ska allo stesso tempo. Profuma un po' della grande “Banalità” di qualche album fa... ma suona alla grande, quindi avercene! Carino anche il tributo a Gaber. Nota di merito alla copertina, simpaticissima. La foto interna che ritrae “i soliti noti”, musicisti con i contromazzi, è un po' inquietante perché mi fa pensare che dalle parti di Roma ci sia un'epidemia di calvizie cronica.
Riassumendo, nonostante io l'abbia demolito, il CD non è malissimo. E' ben prodotto (in passato Daniele era molto più ruspante), contiene delle buone idee ed è sicuramente più che ascoltabile. L'opera nel suo complesso mi parla di un cantautore ormai maturo, con più classe e mestiere dalla sua, ma un po' incupito e con meno ispirazione. Dai Daniele, rialzati!
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