Messaggi di segreteria telefonica, diari, lettere e memorie, appunti sparsi sulla follia, il dolore e la fame d’amore hanno dato corpo in VIVI PER NIENTE, ad una serie di ritratti che raccontano dello scomparire, dell’essere dimenticati e dimenticare che si vive e respira vagando di notte senza meta, fra le pareti di un cinema a luci rosse, di un manicomio, di una prigione, di una ordinaria casa-prigione, vissuta col marito di una vita o col compagno tossicodipendente.

Quasi tutto il mondo affettivo e d’indagine di Danio Manfredini, in parte già oggetto di trasfigurazione teatrale, si ritrova qui distillato in pochi minuti di canzoni.

Si procede per quadri, qualche esterno più dinamico, molti interni più distesi, che hanno l’ambizione di mostrare come esistenze disperate e derelitte, se si guardano con occhi accettanti ma mai ipocritamente compatenti possano traspirare poesia e bellezza e dai quei bordi così scomodi da abitare parlare alle solitudini di tutti.

Il disco si apre con l’augurio di Buon Natale da parte di uno sradicato che di più non si può e si chiude sulla riva di un fiume sempre in un Natale che non sembra Natale ma che rinnova l’attesa di incontrare altra vita. Anche se si vive, forse, per niente.

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