In questa ultima fatica di Boyle, troviamo un Vincent Cassel che veste per l’ennesima volta i panni del criminale. In questo caso, il suo terreno di caccia saranno pezzi d’arte, come Le Streghe nell’Aria di Goya, dipinto di altissimo valore. Qualche ingranaggio all’interno del piano però si rivelerà malfermo, tantochè l'oggetto non finirà nelle sue mani, e le uniche tracc(i)e fisiche per arrivare all’opera si confonderanno insieme all’amnesia nell’ultima persona ad averlo tra le mani e nascosto: il suo stesso complice Simon.

Boyle, ricordiamo, ha realizzato in passato buoni film, come anche un largamente sopravvalutato The Millionaire, per altro lontano dal suo stile. In questo film ci si poteva aspettare quindi un ritorno in spolvero data la situazione non è esente da humor nero, a cui il cast fedelmente aderisce. Inclusa Rosario Dawson, nei panni (eccessivamente claustrali) di una psichiatra che attraverso l’ipnosi potrebbe far riemergere dal subconscio di Simon le sue ultime azioni prima dell'amnesia. La psichiatra si inserisce quindi nella banda, ma non sappiamo con quale intento reale.

Queste le premesse, che si dipanano però in un dinamismo tutt’altro che avvincente. E sebbene della regia non si possa dire meno che bene, l’interesse viene presto a scemare assieme al profilarsi di ombre di tarantiniana morbosità, e la scelta di prompinare dei corti all’interno del film stesso, a rappresentare situazioni che spronino il paziente a ricordare, o chiarire le dinamiche dei personaggi coinvolti, tutte orchestrate dalla dottoressa stessa. Sembra di trovarsi innanzi ad un adattamento annacquato di un racconto di Kundera, dalla pscicologia però molto spicciola, che mi fa pensare anche, inutile nasconderlo, ad ‘In Treatment’ del figlio di Maurizio Costanzo, e interpretato da Segio Castellitto. Ovviamente preciptio in down, o trance appunto, rinvenendo poco dopo grazie al nudo frontale di Rosario che avanza verso Simon, preceduta dalle poppe siliconate, con un brano di Moby in sottofondo - che lascerebbe anche da dire sul versante sonoro. Ma perché insistere? In fondo non ho pagato il biglietto, come ho fatto però con il non molto superiore Elysium. Chiudo la finestra dello streaming cercando di rimuovere il disappunto per questo posticcio Danny Bollito, sperando che salti presto fuori quello vero.

 

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