Se non bastasse Steven Wilson a regalarci un’esemplare accoppiata disco solita + disco con i Blackfield ecco che l’altra accoppiata fortissima ce la regala Daniel Cavanagh, che non contento dell’ennesima prova convincente con i suoi Anathema ci regala un gioiellino solista niente male.

“Monochrome” è un album delicato, intenso ed emozionale. Chiaramente non è una sorpresa dato che si tratta di un elemento proveniente dalla band emozionale per eccellenza; anzi, qui il buon Daniel vuole addirittura estremizzare l’emozionalità ed il risultato è sotto le orecchie di tutti. Qualcuno potrà trovarlo eccessivamente mieloso ma si tratta forse di coloro che non sanno davvero lasciarsi cullare dalle emozioni.

Sette brani leggeri, soffici, rilassati, guidati da un pianoforte sempre pacato e mai spregiudicato e da tappeti d’organi e tastiere davvero da brivido. Brani delicati ma che attingendo a piene mani dal post-rock, dallo shoegaze e dal dream pop (come già fanno gli Anathema da almeno una decina d’anni) propongono dei crescendo da brividi con voce e chitarre che alzano i toni per tirare fuori al massimo la carica emotiva, nulla si vuole reprimere. Ed è questo lo spirito che caratterizza brani come “The Exorcist”, “This Music”, “Soho” (con la sua lunga coda pianistica sognante) e “Oceans of Time”; la scelta poi di ospitare una voce suggestiva e degna surrogata di Lee Douglas come Anneke Van Giersbergen si rivela vincente.

Ci si spinge un po’ più in là in “The Silent Flight of the Raven Winged Hours”, dove l’uso del piano è più approfondito e variegato, così come l’uso del violino, appaiono inquietanti synth nella parte centrale e un bel tremolo di chitarre nella parte finale. “Some Dreams Come True” invece porta la delicatezza e la sensibilità atmosferica ad un livello etereo, sembra quasi di sentire i Sigur Ros. Unica deroga alla delicatezza e alla tranquillità è la breve “Dawn”, un brano folk movimentato guidato da corposi passaggi acustici e un frizzante violino.

Nel complesso colpo azzeccato, forse non un disco epocale, non un capolavoro, ma sicuramente una grandiosa esplosione emotiva.

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