Artista outsider descritto nelle recensioni come eccentrico e indefinibile; voce teatrale e approccio naif che mescola pop, folk, blues e jazz. Segnalato nelle recensioni come recuperato da John Zorn per l'etichetta Tzadik (Museum Of Dannys). Spesso associato a riferimenti quali Tom Waits, Captain Beefheart, Syd Barrett e Daniel Johnston.

Nelle recensioni DeBaser si afferma che John Zorn ha pubblicato per la sua etichetta Tzadik l'album Museum Of Dannys (1999) che segnala il ritorno di Danny Cohen. Le recensioni riportano un lungo periodo di attività intermittente dagli anni Sessanta e la caratterizzazione dell'artista come figura dell'underground cantautoriale statunitense.

Danny Cohen è presentato nelle recensioni di DeBaser come un outsider eclettico, con una voce teatrale e riferimenti a Tom Waits, Captain Beefheart e Syd Barrett. I tre album recensiti mostrano influenze folk, blues, jazz e uno spirito volutamente naif e anticonvenzionale. Museo di riferimenti letterari e musicali, Cohen è spesso descritto come un menestrello urbano fuori tempo. Consigliato a chi ama l'irregolare e il cantautorato 'altro'.

Per: Amanti dell'outsider music, fan di Tom Waits/Captain Beefheart/Syd Barrett, ascoltatori di folk/blues/jazz sperimentale.

 Danny Cohen è davvero un personaggio stranissimo, eccentrico e indefinibile.

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 Questo "Shades" suona come un vinile vecchiotto ed è imperdibile;

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 Un mondo a parte quello di Danny.

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