"Sperimentale" è un termine usato ed abusato, dietro il quale si può nascondere il più profano dei dissacratori così come il più abile degli innovatori.

Pare proprio che al giorno d'oggi la più grande ossessione di un artista sia quella di essere originale ad ogni costo. Il fine sembra non essere più quello di comunicare qualcosa, ma semplicemente di dare "qualcosa di nuovo" in pasto al pubblico. Sembra che il valore di una canzone sia tale solo se essa non è qualcosa di "già sentito, già ascoltato". Così folle di deficenti prendono un mixer, scaricano due programmini e si mettono a fare musica sperimentale.

Un artista rompe gli schemi e viene considerato uno "sperimentatore", indipendentemente dall'effettiva qualità della sua produzione. Rompere gli schemi. Gli schemi sono qualcosa di brutto, sono dei percorsi obbligati, sono un limite per la vera ispirazione, quindi vanno rotti, trasgrediti. Quanta ignoranza.

La vera bravura di un artista sta nell'aver talmente interiorizzato QUEGLI SCHEMI, nell'averli fatti talmente propri, nell'averli percorsi e ripercorsi tante volte da far sì che la musica venga partorita dalla sua mente già così, come viene poi suonata. Questo è il primo passo, è il minimo per aver scritto una bella canzone. Provate ad immaginare quanta conoscenza della musica doveva avere acquisito Mozart negli anni della gioventù. Mozart non si è svegliato una mattina prendendo tra le mani un pianoforte per la prima volta e pensando "però, potrei suonarlo col culo, così, tanto per andare fuori dagli schemi". Mozart ha speso la sua vita dall'età di 6 anni su un pianoforte e solo così è giunto ad una perizia tale da essere in grado di suonare il pianoforte usando le chiappe.

Insomma: per essere un vero innovatore non basta essere il primo stronzo che prende in mano un sintetizzatore ed esplora le nuove sonorita. Il vero innovatore deve essere un esperto.

Ora, immaginate che la musica rap sia un ponte tibetano: Jacopo D'amico detto Dargen l'ha percorso così tante volte avanti e indietro da essere in grado di percorrerlo anche a testa in giù. QUESTO è essere originali.

Molti probabilmente si ricordano di Dargen tredicenne che dava le pannocchie ai ventenni in freestyle, o del Dargen ipertecnico e barocco di "salvation army-il senso di Dargen per le rime", o del Dargen ultraveloce e totalmente privo di contenuti di "tana 2000". Ecco, scordatevelo.

Dopo il 2000, Dargen si nasconde in un silenzio che dura sei anni, medita sulla povertà delle proprie canzoni puramente tecniche e fa una scelta che certo si rivelerà fallimentare dal punto di vista commerciale abbandonando il rap "canonico" che oggi spopola tra i ragazzini, ma che lo porterà ad un vero e profondo successo personale, scegliendo una musica ibrida, una musica che è impossibile descrivere a parole. Al di là delle classificazioni, impossibili per J.D., la vera bellezza della sua musica è la SINCERITA'.

Che piaccia o no,  J.D.è viscerale, sincero. Non ha pretese poetiche non vuole cambiare il mondo, semplicemente fa quello che molti non sanno fare: COMUNICA QUALCOSA. Certo, non è un filosofo nè un letterato, ma cazzo, dovreste davvero provare ad ascoltarvi nel silenzio "arrivi, stai scomodo e te ne vai": solo così potreste davvero capire la sensibilità e la dolcezza di questo artista.

Chi ha orecchie per intendere intenda. Gli altri vadano ad ascoltarsi "Il rap per me" o "Come l'italia e San Marino", perchè ciò che ho detto non è che un riassunto di quei due meravigliosi testi. 

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