L’aria è fresca, pungente, mette i brividi. Nel cielo terso appena schiarito il Sole nascente crea sfumature fugaci delle mille tonalità del rosa e dell’ arancio, accolte dalle melodie acerbe dei cinguettii e dal canto stridulo del merlo. Sollevando lucenti spruzzi di rugiada, una leggera figura passeggia nel commovente verde dei prati; il limpido brusio del torrente accompagna la sua camminata verso il villaggio: ed ecco le costruzioni di legno stagliarsi nei bagliori del mattino, le galline ed i maiali, i panni stesi al primo sole. Ed ecco i suoi occhi, gli occhi di Elizabeth, nei quali tutto questo scompare dolcemente.

Poi odi quelle note… Le dita volano veloci, un tasto bianco e poi uno nero. Il pianoforte diviene emozione, l’emozione diviene magia. Le note avvolgono la scena, ne colgono l’anima e la impressionano nel cuore. In un'altra rigogliosa regione, ove il lago domina e riflette ciò che lo circonda, altre note risuonano nel palazzo: è un canto dei boschi, evocato da una bionda e gracile ninfa che concede anima e corpo al suo strumento in un rapporto quasi viscerale con la sua arte. Ogni nota si leva armoniosa, poi esplode riempiendo il grande salone ora di malinconia, ora di stupore, ora di gioia.
L’orgoglioso Fitzwilliam osserva deliziato, godendo di ogni movimento delle dita sottili dell’adorata sorella. Vede i prati, e pensa alla ragazza che per essi ha visto camminare un giorno, la pioggia che le rigava il volto. Ne immagina il viso incorniciato da quella musica. Quella stessa musica guiderà i due giovani nella nascita del loro amore: il pianoforte accompagnerà il battito dei loro cuori e gli archi plasmeranno il loro suono facendosi allegri nel ballo che li farà conoscere malcelati nel pregiudizio, facendosi incisivi e sferzanti ove la tensione erigerà un muro tra due mondi di una stessa Inghilterra, facendosi infine dolci quando la passione in una nuova aurora riuscirà a scaldare le loro mani infreddolite da troppo astio.

Dario Marianelli riesce con le sue composizioni a rendere immortale ancora una volta questa storia genialmente scritta da Jane Austen, servendosi delle mani e della classe del pianista francese Jean-Yves Thibaudet, supportato dalla English Chamber Orchestra. Nelle singole pagine di questa colonna sonora il compositore pisano racchiude tutto quanto il bellissimo film di Joe Wright riesce a trasmettere, tanto da sfiorare un Oscar che sarebbe stato più che legittimo.

Già con troppa enfasi ho testé descritto le mie emozioni: sarebbe inutile parlare singolarmente dei brani, col rischio ulteriore di intaccare l’innata bellezza dell’intera opera d’insieme. Ogni persona che vedrà il film e ne ascolterà la colonna sonora proverà emozioni, vivrà sensazioni differenti: la mia vuole solo essere una condivisione di quanto ho provato io, fin dalle prime note di piano udite tra i merli dell’alba inglese, nulla più di questo. Le note ancora suonano, ancora riecheggiano dentro la mia anima.

Posso anch’io essere il signor Darcy, in fondo.

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