Strana coppia questa, o forse no. Quello che oggi per gli amanti di un certo hard rock è un duo consolidato, estremamente parco di uscite ma per fortuna non di qualità, a fine anni Novanta doveva apparire un amalgama piuttosto singolare. Cosa hanno in comune un cantante che per una decade ha retto il microfono dei Black Sabbath con un chitarrista italiano forse noto ai più solo per la militanza nei liguri Crossbones? Detto così forse poco, ma alla prova dei fatti il risultato non può che lasciare soddisfatti. Messa in piedi una formazione di tutto rispetto, praticamente una versione 2.0 del vecchio gruppo di Mollo, richiamando Fulvio Gaslini al basso ed Ezioo Secomandi alla batteria e con un pezzo da novanta come Don Airey nuovamente dietro le tastiere, i due, che firmano praticamente tutti i pezzi, si rendono protagonisti di un hard rock di classe, che pesca a piene mani dalla tradizione, ma senza voler suonare datato o retrò.
Il disco, che si presenta con una copertina piuttosto singolare (una lingua in una gabbia circondato da elettrodi!?), si apre con la bella "Cry myself to Death", brano dall'incedere roccioso e sincopato, che non avrebbe sfigurato su un disco come "Cross Purposes", per intenderci, così come non si possono non citare i brani più cadenzati, forse quelli in cui Martin riesce a dare il meglio di sè. "If you believe", la trascinante "Smoke and Mirrors", forse il pezzo migliore dell'intero disco, e la conclusiva "Soul Searching" mettono in risalto le doti di un cantante ingiustamente mai troppo considerato, ma da venticinque anni sinonimo di qualità, prestando di volta in volta la propria voce ad una miriade di progetti (solista, Giuntini Project, Rondinelli..) di valore, senza dimenticarsi di come, insieme a Ronnie James Dio, sia stato praticamente l'unico cantante realmente credibile dei Black Sabbath post-Ozzy. Tutto il disco è davvero ben suonato, i brani sono vari e mai ripetitivi e la produzione è davvero ottima, curata dalla stesso Mollo. Ecco, forse l'unico aspetto che potrebbe essere davvero discutibile è proprio la produzione, con un suono forse fin troppo pulito e asettico, tipico anche di altri progetti di Mollo, mentre invece un suono più sporco e potente forse si sarebbe maggiormente adattato alla proposta del gruppo.
Una nota sul nome del disco e del progetto: la prima edizione dell'album uscì semplicemente a nome "The Cage", lasciando quindi intendere che fosse sia il titolo del cd che il nome del gruppo. I dischi successivi, invece, sono tutti usciti a nome Dario Mollo - Tony Martin, sigla che da quel momento è quindi diventata il nome definitivo del progetto, e anche le ristampe dell'esordio sono state pubblicate con quel nome, con "The Cage" che quindi diviene solo il titolo dell'album e "Dario Mollo - Tony Martin" i titolari del disco. Gruppo con una discografia molto ridotta, si diceva all'inizio: per il secondo capitolo, "The Cage 2", davvero ottimo e superiore al predecessore, si sarebbe dovuto aspettare fino al 2002, mentre invece per il terzo "The Third Cage", che ha confermato la bontà del progetto, sarebbero passati altri dieci, con la sua pubblicazione avvenuta ormai un annetto fa. E ogni tanto, per fortuna, questi dischi li suonano anche dal vivo, con Dario Mollo ormai in pianta stabile negli Headless Cross di Tony Martin, a ripercorrere insieme una carriera che di fermarsi non vuole proprio saperne.
1. "Cry Myself to Death"2. "Time to Kill"
3. "The Cage/If You Believe"
4. "Relax"
5. "Smoke and Mirrors"
6. "Infinity"
7. "Dead Man Dancin'"
8. "This Kind of Love"
9. "Stormbringer" (Deep Purple cover)
10. "Soul Searching"
Carico i commenti... con calma