Dalla torrida Florida ecco arrivare i Dark Castle, un duo formato da Rob Shaffer e dalla singer e chitarrista Stevie Floyd. Entrambi amanti del black metal ed in particolare di Burzum e Bathory, entrambi affascinati dal mondo dell'esoterismo e dalle leggende. Proprio da questi elementi prendono spunto per dare alla luce il primo full lenght con il nome Dark Castle. "Spirited migration" esce il 26 maggio del 2009 e fin da subito si apre varchi a colpi di machete nel fittissimo sottobosco musicale americano.

Quello che ci propongono questi due è un mix originale di diverse influenze dell'ambito metal, a cui si aggiungono soluzioni personali figlie dell'amore che Shaffer e Floyd hanno nei confronti di un certo tipo di letteratura e di un certo modo di intendere la vita. Fin dall'iniziale "Awake in sleep" si nota un'atmosfera generale profondamente oppressiva, che richiama il doom metal seppur non nella sua accezione più insostenibile: i riff distorti e orrorifici della Floyd donanno un'aria incadescente alla song, ma più largamente all'intero cd. La voce della stessa Floyd sembra provenire proprio dall'inferno, ruvida, malata e malsana quanto serve per completare l'elemento vocale di "Spirited migration". Al collasso doom si affianca anche una certa vicinanza allo sludge polveroso e maciullante degli amici Kylesa, su cui si innestano anche delle divagazioni vagamente psichedeliche a delineare un universo malforme in cui i Dark Castle sembrano essere nati. Emerge solitaria la compattezza di "Into the past", a cui segue la titletrack, una specie di strimpellata medievale di sola chitarra acustica, che sembra essere nata dalla mente di qualche cantastorie dimenticato dalla civiltà. Altra strumentale è "Weather the storm", la sveglia del mondo nel suo ultimo giorno: tre minuti di apocalisse tra lontani sussurri e lugubri messaggi dall'aldilà.

C'è da dire che qualitativamente i brani contenuti in "Spirited migration" non si mantengono sempre su livelli ottimi come quelli d'inizio cd, ma pian piano il pathos va a scemare, fino a pezzi come "Flight beyond" e "A depth returns" che sono si godibili e ben interpretati ma poco o nulla hanno con se per farsi ricordare. Nonostante però questo leggero intoppo, dovuto perlopiù all'inesperienza, "Spirited migration" rappresenta comunque un lavoro valido e con delle soluzioni come poche ne avevo sentite. Il tentativo di mescolare insieme così tanti generi musicali, condito con un sound sempre orrorifico e "in tensione" risulta una scelta azzeccata e coraggiosa: Shaffer e Floyd dimostrano di saperci fare. Il fatto di avere anche le idee chiare è un ulteriore elemento di riprova della bontà di ciò che ci propongono. Ora bisogna aspettare e vedere cosa saranno capaci di fare in futuro.

1. "Awake In Sleep" (6:51)
2. "Into The Past" (5:35)
3. "Spirited Migration" (1:46)
4. "Growing Slow" (4:31)
5. "Weather The Storm" (3:26)
6. "Flight Beyond" (4:13)
7. "Grasping The Awe" (4:12)
8. "A Depth Returns" (6:33)

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