Posso fare pubblicità occulta??? Va beh, io la faccio, al massimo mi lincerete.

Dunque si, facciamo ordine nella testolina… girando l’altro giorno su metal-archives, mi sono imbattuto nei Dark Suns, band tedesca, formatasi nel 1997 ad opera di un certo Tobias Gommlich e Niko Knappe: ora voi direte “beh, che c’è di strano?” assolutamente, ma sono stato attirato dal genere musicale proposto, ossia extreme progressive metal, ho pensato che magari sarebbero stati un clone degli Opeth ed in un certo senso avevo indovinato, ma solo in un certo senso.

Dopo un demo datato 1998, questi tre tedeschi tornano sul mercato con “Swanlike” nel 2002, che si dimostra sin dal primo ascolto un lavoro estremamente complesso, oscuro, a cavallo tra il progressive death metal di casa Opeth, il tutto però influenzato da quel doom che ha fatto la fama di gruppi quali Katatonia ed Anathema. Il platter è formato da otto pezzi tutti di lunga durata, eccezion fatta per il penultimo episodio “In Silent Harmony II”, con picchi di durata fino a 14 minuti.

Musicalmente “Swanlike” è un lavoro particolarmente elaborato, con melodie maestose in alcuni punti e scarne in altri, con ritmi in continua evoluzione, ciò nonostante non risulta assolutamente un lavoro pesante o stucchevole, cosa che capita a svariati dischi progressive metal.

I picchi compositivi dell’album si possono ritrovare nelle due suite, la prima delle quali apre il disco ed è anche la title-track, la seconda è invece posizionata per ultima e risponde al nome di “Sufference”; a queste due si accostano episodi “The Sun Beyond Your Eden” o ancora la progressiva “Virtuous Dilemma”, tutti pezzi che presentano caratteristiche strutturali simili, ossia con presenza di alternanze tra chitarre acustiche ed elettriche, parti in clean vocals ed altri in gutturali growls, chiaramente ispirati a Mikeal Akerfeldt. Le parti più interessanti, in questo quadro musicale risultano essere, a dispetto del genere “extreme”, quelle acustiche, estremamente curate e di grande effetto, nelle quali a spiccare sugli altri risulta essere un guitar-working particolarmente elegante ed ispirato, che dona alle composizioni un tocco di originalità in più, essendo ispirate ad una tradizione più barocca, rispetto al tradizione progressive rock degli anni ’70.

Le liriche sono quelle che forse più tradiscono l’influenza death, essendo improntate più su argomenti personali, velati di una palpabile malinconia sottolineata dalla scelta di termini e temi quali la morte (tratta mai in termini violenti) e richiamando alle volte atmosfere gelide quasi più vicine alla tradizione black, come nel caso di “Inside Final Dreams”.

Per quanto concerne il lato tecnico del disco ci troviamo di fronte ad un lavoro ben realizzato: i singoli membri della band svolgono un lavoro encomiabile, tecnico e pulito, ma che si traduce anche in una ricerca melodica continua. Anche la registrazione e il mixaggio non sono male, ma anche se i suoni risulta nitidi, si sarebbe potuto fare uno sforzo in più per renderla ancora migliore.

Per concludere anche se “Swanlike” non resterà negli annali metal e non potrà mai essere considerato un caposaldo del genere, resterà sempre un lavoro decisamente buono, che pur peccando in alcune parti in originalità, si lascia ascoltare con particolare piacere.

Tracklist:

1)Swanlike

2)Infiltration

3)The Sun Beyond Your Eden

4)Virtuous Dilemma

5)Inside Final Dreams

6)The Neverending

7)In Silent Harmony II

8)Suffering

Carico i commenti...  con calma