Il death metal è morto.
Lunga vita al death metal. perchè se è vero che il genere a cavallo tra gli anni '80 e '90 non stava vivendo proprio il suo momento d'oro è anche vero che, come in ogni bella favola che si rispetti, proprio in quegli anni arrivò il bel principe azzurro che portava il nome dei Dark Tranquillity.
"Damage Done" non è un album death metal "normale", "Damage Done" è pura poesia miscelata ad una rabbia spaventosa, ad una cattiveria inaudita.
Riff a cavallo tra il groove e l'heavy classico che ti stritolano l'anima, tastiere che sciorinano intrecci musicali introspettivi e maliconici ed una sezione ritmica precisa come un orologio svizzero, potente come un calcio in culo di Van Damme e mai scontata.
Si incomincia come meglio non si potrebbe: "Final Resistance" è una traccia che non lascia scampo all'ascoltatore, un trita ossa musicale con un growl del singer Mikael Stanne così maturo e personale da mettere i brividi, con testi a cavallo tra la filosofia e la mitologia.
Il disco non perde mai un colpo, mai una nota fuori posto, mai un momento di stasi e canzoni come "Monochromatic stains" o "The treason wall" ci immergono in un mondo fradicio di malinconia e decadentismo, di rabbia e di orrore.
Menzione particolare meritano "Cathode ray sunshine" e "Format c: for contex" per la struttura più prog e per gli intrecci tastiere/chitarra che risultano miele d'acacia per le orecchie di chi negli anni d'oro di Maiden, Sabbath, Sister of mercy e Morbid Angel sognava un mix tra questi generi così distanti ed ora con i Dark Tranquillity così vicini...
Un disco meraviglioso, che ti buca il cuore, che ti inebria quasi a commuoverti.
Il danno è fatto. Il death metal è risorto. Lunga vita al death metal. Lunga vita ai Dark Tranquillity.
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