I Dark Tranquillity sono forse i maggiori esponenti della scena Melodic Death Metal attuale. Fedeli a sè stessi, non hanno mai cavalcato le mode, hanno portato avanti un'evoluzione impressionante, cambiando notevolmente il sound, ma mai la loro natura di audaci sperimentatori, dimostrandosi musicisti sublimi dallo stile personalissimo.

L'evoluzione dopo il soffice e sognante "Haven" (2000), si è arrestata con "Damage Done" (2002); il primo parecchio elettronico, semplice nell'esecuzione, ma complesso e intricato nell'ascolto, il secondo decisamente più violento e tecnico, ma anche più diretto.

Questi due album, entrambi ottimi, furono seguiti da "Character" (2005) , che riprendeva i temi sviluppati nel precedente, ma questa volta il disco anche se spogliato leggermente di quel fascino dato dal contorno di tastiere, riusciva a spingersi ulteriormente oltre il limite. La melodia si fondeva perfettamente con la violenza, rendendo l'opera solida, monolitica, ed estremamente coinvolgente, anche dal punto di vista emotivo grazie a testi molto ricercati. Proprio in questo episodio si trova l'apice emotivo di tutta la carriera dei Dark Tranquillity: si tratta del brano "My Negation", una delle canzoni metal più belle degli ultimi quindici anni. Una perla che si discosta dal resto dell'album, un brano più lento, più elaborato. Sinfonico e malinconico.

Sono passati due anni e l'attesa per il prossimo lavoro della band svedese cresce. L'uscita è fissata intorno al 20 aprile, ma giunge nelle mie mani il promo di "Fiction" (titolo dell'album) che se si escludono le bonus tracks, destinate alle special edition, dovrebbe essere al 99% uguale all'album originale. La copertina senza quel "dt" sarebbe sicuramente migliore: sobria, scarna, essenziale, ma efficace. Mi auguro per l'uscita del disco venga operata una scelta diversa, visto che finora i Dark Tranquillity quanto ad artwork (oltre che songwriting) hanno sempre fatto cose egregie.

L'ennesimo atteso cambio di rotta non c'è, "Fiction" è ancora più "nudo" del predecessore, tanto che Mikael Stanne e soci, più che a corto di idee, sembrano averne talmente tante da riuscire a comunicare sensazioni stupende in un modo così semplice. Essenziale senza riccorrere ad eccessivi sperimentalismi, l'opposto di "Projector" e "Haven", anche se c'è la ripresa di elementi comuni ad entrambi in alcuni episodi. Il potenziale primo singolo "Focus Shift" riparte da dove si era conclusa "Lost To Apathy" e in molti pezzi troviamo una continuità che trasforma il disco in opera unica. Oltre all'uso di blastbeats di batteria in alcuni pezzi ("Blind At Heart" è l'esempio più evidente), ci sono altri tre brani che ci riconducono ad atmosfere già vissute in tempi passati:

"The Mundane And The Magic" ci riporta agli storici duetti goticheggianti nei quali growl e clean vocals di Stanne venivano affiancate da soavi voci femminili. "Misery's Crown" ci riconsegna lo Stanne di "Projector" con minor fascino, ma tutto sommato in forma eccellente. "Inside The Particle Storm" è l'oscura gemella di "My Negation", aria solfurea di una grigia tempesta (sotto il "dt" della copertina è respirabile in tutta la sua freschezza).

I Dark Tranquillity hanno preso la seconda parte della loro carriera e l'hanno riassunta con un'opera che non si eleva a capolavoro, ma che sfiora la difficile impresa. Una continuità invidiabile, una discografia difficilmente eguagliabile per varietà e qualità che si rinnova di album in album. Mentre altri giocano con il Metalcore (nel bene e nel male), a Gothenburg c'è ancora qualcuno che riesce a regalarci tramite la musica struggenti paesaggi apocalittici, nebbiosi e decadenti.

Ideale per canalizzare rabbia e sentimentalismo post-romantico.

Voto: 8

 

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