Dark Tranquillity.. ricordo perfettamente il momento in cui nel marzo del 1995 decisi di ordinare il loro primo lavoro "Skydancer", quel nome mi attraeva profondamente ed ipnotizzato dai Tiamat di "Wildhoney" ero alla ricerca di nuove emozioni e gruppi sconosciuti provenienti dalla tanto adorata Svezia. Ed amore al primo incontro si riveló, completamente conquistato dall'unione di melodie sognanti con grunts vocali acidi e schizoidi, ritmiche ora furenti ora calde e vellutate.. un vero patchwork carnevalesco, fantasia allo stato puro! Bei tempi..

Venendo all'oggetto in questione "The Mind's I", si tratta del follow-up al pluridecorato "The Gallery", lavoro indicato dai mass-media come l'apice creativo del combo, ed esce nel 1997 per Osmose Productions. Attesissimi dal sottoscritto come da molti dei loro nuovi fans elettrizzati dal precedente platter, gli scandinavi ci propongono dodici pezzi rabbiosi, diretti, sapientementi addobbati dalle solite limpide melodie made in Götebörg ma parzialmente scevri dei tecnicismi esasperati ed ipnotici delle precedenti opere.

Giá, qui viene privilegiato l'impatto, i riffs sono snelli e tellurici, le ritmiche muscolose e persino il cantato di Mikael si ingrezzisce, vira verso tonalitá al limite del gutturale, si fá denso, intriso di efferata cupezza. Infatti con "Dreamlore Degenarate" ci si allonatana dalle regalitá dell'inno "Punish My Heaven", il pezzo si rivela subito urgente, aggressivo con Stanne a grugnire scatenato e gli axemen Sundin-Johansson a dipingere armonie essenziali ed efficaci. Si sprecano riferimenti al death-trash degli At The Gates nella successiva "Zodijackal Light", altrettanto veloce ed irosa ma elegantemente interrotta da momenti ragionati, dove i twin-solos si lasciano apprezzare per un gusto melodico al solito ineccepibile.

Uno dei picchi del lavoro si rivela senz'altro l'isterica "Dissolution Factor Red", ritornano a farsi sentire i tecnicismi elaborati e la velocitá aumenta ulteriormente nelle tristi linee di chitarra appoggiate su blast-beats grezzi e sguaiati. "Insanity's Crescendo" apre le porte verso quelle che saranno le atmosfere onirico-darkeggianti del successivo "Projector", una semi-ballata dai toni acustici abbelliti dall'ugola tersa e cristallina di Sara Svensson che precipita nell'uragano di acida pesantezza doom-metal nella parte conclusiva. Appasionate le urla di Stanne ed acculturato il liricismo.

Altri assalti metallici, sempre abbinati ad armonie seducenti, si rivelano "Still Moving Sinews" e "Atom Heart 243.5", dove si nota il lavoro estenuante delle chitarre, incredibile il numero di riffs qui proposti, sempre cangianti ed originali ma parzialmente privati dei tanti solos ammirati in passto.

Nel finale si staglia la concretezza melodica di "Tidal Tantrum", esperimento doom-death ricamato dalla sei corde malinconica e folkeggiante mentre la nostalgica "The Mind's Eye" chiude il lotto con una batteria solitaria a supportare lente armonie cha lacrimano seducenti nell'incedere solitario di suoni acustici e tastiere di cristallo.

Insomma un lavoro di qualitá, professionalmente prodotto sotto tutti gli aspetti, concepito come leggero cambio di direzione stilistica volto a semplificare le architetture sonore dei due lavori d'apertura. Infatti proprio da questo "The Mind's I" gli svedesi intraprenderanno strade musicali differenti ma accomunate da una maggiore immediatezza espressiva che non abbandonerá, comunque, le vibranti battaglie chitarristiche tanto ammirate in "The Gallery". Per gli amanti del melodeath un must assoluto!

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