I Darkthrone, con il loro cambio stilistico, sono riusciti a realizzare un obiettivo (forse voluto; da Fenriz e Nocturno Culto ci si può aspettare di tutto) secondo me incredibile: farsi detestare da quasi tutto il panorama metal! Infatti gli autori di album come "Transilvanian Hunger" e "Panzarfaust", hanno deciso di abbandonare (già dai precedenti "The Cult Is Alive" e "F.O.AD.") le strutture tipiche del Black Metal norvegese per dirigersi verso sonorità peculiari degli anni '80, ispirandosi a gruppi come Motorhead, Venom e ciò che di più marcio c'era all'epoca.

Il risultato (per molti deludente) è secondo me veramente inaspettato e coinvolgente, infatti basta togliersi dalla mente i riff minimali e le gelide vocals dei lavori storici per riuscire appieno ad apprezzare la semplicità di un'opera come "Darkthrone and Black Flags", un disco che fa proprio della linearità e delle strutture "ottantiane" il suo punto di forza, basta in tal proposito lasciarsi trasportate dal break finale di "Hiking Metal Punks" per rendersi conto del recupero "archeologico" che i nostri hanno voluto compiere, caratterizzato da nessun sforzo tecnico o concettuale, bensì scaturito dalla semplice passione verso un certo modo di intendere l'Heavy Metal che ancora oggi può entusiasmare ed appassionare.

Un altro punto forte dell'opera in esame è proprio il suo lato "passionale", infatti ascoltando pezzi come "The Winds They Called The Dungeon Shaker", "Norway In September" (una delle più belle) e "Blacksmith Of The North (Keep That Ancient Fire)" sembra quasi di vedere quei due loschi figuri di Nocturno Culto e Fenriz che nel loro studio di registrazione si divertono a suonare ciò che più gli piace infischiandosene se è troppo "retrò" o poco "black", per nulla impauriti da eventuali accuse di un ulteriore tradimento verso la "Nera Fiamma" (puntualmente presentate loro come un inesorabile conto alla fine di una pasto in un ristorante).

Analizzare tecnicamente questo disco è impossibile, infatti risulta essere compatto, omogeneo ed assolutamente privo di una qualunque velleità tecnica (quest'ultimo punto, coerente con il loro passato), perciò l'unica cosa posso fare è consigliarvi di ascoltarlo, provando (citando l'ultima traccia, "Witch Ghetto") a "rompere le catene" che legano i Darkthrone al loro passato, chissà forse riuscirà a sorprendervi in positivo.

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