A volte il cinema riesce a sorprenderci. A volte basta guardare un film per commuoverci o per provare un emozione talmente forte e profonda, che sembra impossibile che provenga da qualche metro di pellicola. Eppure, il cinema, così come la vita è fatta di piccole,grandi storie.

"The Wrestler" sostanzialmente è un film piccolo.

Piccolo è il budget con il quale è stato prodotto, piccole sono le ambizioni con le quali è stato ideato e piccolo soprattutto è il successo commerciale avuto, tanto che  potrebbe quasi definirsi un film d'essai, o indipendente.

Diretto da un regista in cerca di riscatto come Darren Aronofsky, che veniva dal clamoroso insuccesso de "L'albero della Vita", e interpretato da un attore sul viale del tramonto come Mickey Rourke, il film era partito sotto i più aspri pregiudizi collettivi.

The Wrestler era praticamente un film "spacciato" ancor prima di essere presentato al Festival di Venezia 2008.

Il film però, si è rivelato un enorme successo, vincendo addirittura il Leone d'Oro, alla sopracitata manifestazione, e mai come in questo caso, il termine premio del cuore è più appropriato.

Il cuore è anche uno dei protagonisti del film. Ne ha uno malandato Randy "The Ram" Robinson, famoso lottatore di wrestling, all'apice del successo negli anni 80, ma che ora caduto in disgrazia si ritrova a dover affrontare incontri "di serie B", per poter vivacchiare un po'. Proprio un improvviso infarto costringe Randy a doversi allontanare dal ring, per evitare complicazioni, ma la sua vita è lì, dove la folla può esaltarlo, può sognare con lui, e può divertirsi. Perché il wrestling è tutto qui. Divertimento, puro divertimento.

Fuori dal ring la vita di Randy non è propriamente un successo. Vive da solo in una roulotte, fa un lavoro che non lo soddisfa per allungare il salario, e ha dei pessimi rapporti con l'unica persona che ha legami di parentela: sua figlia, che non gli perdona il suo passato di cattivo padre.

E' la storia di un perdente in cerca di riscatto. Ma l'unico riscatto che Randy può ottenere è combattendo. Sudando. Perdendo litri di sangue. Sbattendosi contro sedie e panchine. In una parola Vivendo. Contro l'opinione contraria di medici e di Cassidy, una spogliarellista per il quale Randy prova un forte sentimento, il vecchio campione decide di rischiare il tutto per tutto, per sentirsi vivo, appagato ed in pace con se stesso. La rivincita del perdente. Un tema molte volte trattato al cinema. Basti pensare al perdente più famoso. Rocky. O per tornare ai giorni nostri Million Dollar Baby, dal quale il film sembra più pagar dazio. "The Wrestler" si colloca perfettamente in linea con queste grandi storie, fatte di gente vera, con ideali veri, e con veri rischi da affrontare. In un cinema sempre più falso e retorico (The Millionare), i 115 minuti del film sono un vero e proprio toccasana.

Mai come in questo caso il rapporto attore-ruolo è così legato. Mickey Rourke stella di primissima grandezza alla fine degli anni 80, decise proprio all'apice del successo di proseguire la sua vera passione: il pugilato. Una carriera che non gli ha portato nessuna sconfitta sul ring, ma molti rospi da ingoiare nella vita. Ha dovuto sottoporsi a diverse operazioni di chirurgia estetica, e Hollywood che non ha mai amato i ribelli e gli anticonformisti (o off-hollywood) lo ha abbandonato e relegato a produzioni di basso profilo. Ma il talento vero prima o poi paga. Così come Randy, Mickey dapprima si fa notare (ed apprezzare) in ruoli di secondo piano come La Promessa, Domino, e Sin City, poi coglie al volo l'occasione per tornare grande, per tornare un vero attore.

La sua intensa e malinconica interpretazione è la chiave vincente di un film così sentito.

Ma non è certamente l'unica freccia all'arco. Aronofsky, evita per una volta i suoi vezzi registici, concentrandosi come ogni buon narratore (Eastwood e Altman docet) sulla storia e sui personaggi, senza eccedere in personalismi registici. Alla fine dei conti la sua regia invisibile funziona. Così come funziona il cast di contorno, nel quale spiccano le due donne del film Marisa Tomei e Evan Rachel Wood. Per la Tomei (mai così bella come in questo film) in arrivo la seconda nomination all'Oscar, mentre la Wood futura protagonista del nuovo lavoro di Woody Allen, conferma la sua spiccata dote in ruoli drammatici. Altra grande gradita sorpresa è la colonna sonora. Formata da brani prettamente Hard Rock-Heavy Metal, corrisponde in tutto ai gusti musicali di Randy, come "Sweet Child O'Mine" dei Guns N'Roses o "Metal Healt" dei Queit Riot. Trova posto anche un piccolo gioiello del Boss Springesteen, canzone che gli varrà un Golden Globe.

La speranza in un mondo così difficile e duro, è che la storia di Randy o se vogliamo di Mickey, fungi da esempio per lottare per quello che si sogna, per imparare ad alzarsi con le proprie gambe, e per restare sempre un po' bambini, magari lottando a Wrestling o giocandoci con il nintendo.

Carico i commenti...  con calma