Quanti orgasmi, rigorosamente sonori, ho provato durante l’ascolto dell'unico parto discografico degli inglesi Das Kabinette.

Gruppo sconosciuto alla maggioranza del pubblico, questo è vero, ma un gruppo sufficientemente originale per essere ricordato come tra i più validi esponenti della "Minimal Wave" anni '80.

Come già spiegato in altre recensioni, il fenomeno in questione prese piede prevalentemente in Europa e si diffuse a macchia d'olio tra tutti gli amanti della New Wave e del Synth Pop che, senza soldi, ambivano ad incidere un album. Spesso si trattò di un solo album ma, nel complesso, senza la riscoperta di questa ondata e di queste oscure releases non saremmo qui a parlare di gruppi come Das Ding, Solid Space o Dark Day (questi ultimi, tra i pochi americani inseribili nel cupo novero).

Cos'è stata, dunque, la Minimal Wave? La New Wave dei poveri, anzi: il Synth Pop dei senza speranza. Senza speranza che ai tempi, si parla dei primissimi anni '80, popolavano il vecchio continente e divoravano avidamente vinile proveniente dal Regno Unito.

Un sacco di formazioni svedesi, inglesi (appunto!), tedesche e olandesi. Un approccio genuinamente DIY anche se verso una materia che col punk e l'hardcore c'entrava come i cavoli a merenda.

I Das Kabinette (è proprio necessario ribadire il richiamo al famoso film muto di Robert Wiene?), nel loro primo ed unico "Spy Thriller", condensarono la malinconia darkwave con ritmi che, come al solito, io amo definire "robotici".

La title track, “Passionkiller”, “Something’s On Your Mind”, "Carousel" e le altre tracce che compongono questo disco sono testimonianze foniche di un’epoca ormai distante ma fatta di vera passione e di dedizione per la causa di un genere introspettivo come pochi altri.

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