Dopo aver letteralmente inventato il genere FPS grazie ai primi titoli della celeberrima saga, capostipite dell'intero sottogenere videoludico assieme a Castle Wolfenstein, la Id Software per anni si è trovata di fronte ad un bivio importante: ripetere lo stesso schema all'infinito oppure rischiare con qualcosa di "nuovo" da proporre ai propri fan.

Doom 3, uscito nell'Estate del 2004 dopo anni e anni di attesa spasmodica e innumerevoli indiscrezioni, è un titolo che ha letteralmente diviso fan e critica, rappresentando la vera pecora nera dell'intera saga videoludica: molti, come il sottoscritto, lo considerano un vero e proprio capolavoro, mentre molti ritengono che il titolo sia poco più di un mezzo fallimento alimentato da un hype clamoroso.

Ambientato su Marte nel 2145, il protagonista di turno, il famoso Doomguy, si troverà di fronte ad eventi catastrofici in quanto dopo degli esperimenti (andati non proprio bene) sul teletrasporto, la base marziana si trasformerà in una letterale bolgia infernale stracolma di demoni e mostri orripilanti pronti a cibarsi di carne umana, provenienti proprio dall'Inferno.

E fin qui, "tutto bene" direte voi: senonchè la Id Software, invece che puntare sui ritmi forsennati dei primi capitoli, il gioco si sviluppa a metà tra un gioco di avventura, un classico sparatutto e guardate un po', un survival horror in prima persona.

"Doom 3" infatti è molto di più di un semplice FPS: i ritmi sono più lenti, nonostante la ferocia degli innumerevoli nemici, e la giocabilità altissima del titolo punta tutto sulla suspance e sulle (incredibili) ambientazioni, grazie ad un motore grafico che tuttora, fa gridare al miracolo; le ombre/luci sono calcolate infatti in tempo reale, dando al gioco un'atmosfera a dir poco pazzesca, e più volte vi capiterà di saltare sulla sedia per ritrovarvi di fronte ad un nemico improvviso che sbuca dall'oscurità.

La trama, forse unica pecca del gioco rispetto a pesi massimi dello stesso anno come Half Life 2, si sviluppa in ogni caso molto bene, e contiene tutta la "magia" dei primi Doom inclusi una dozzina di Boss veramente tosti da sconfiggere, dei personaggi ben caratterizzati e un finale a dir poco spettacolare, ossia quando il protagonista stesso si dovrà accaparrare il celebre Cubo delle Anime per sconfiggere quello che credo sia il Diavolo in persona, proprio all'Inferno (!).

I nemici sono tutto sommato numerosi e molto ben disegnati, mentre appunto le ambientazioni e perfino le musiche di sottofondo rasentano la perfezione assoluta; insomma, ben pochi difetti rispetto alla qualità estrema di un prodotto che secondo me ancora fa scuola, pensando ai tanti titoli in prima persona usciti negli ultimi anni (Resident Evil VII, etc.).

Cos'è che non ha "funzionato" quindi secondo molti?

L'essere totalmente fuori dagli schemi rispetto ad un qualsiasi altro titolo della saga, quasi a rappresentare più un reboot che un vero e proprio seguito, possedendo delle caratteristiche, nel bene e nel male, più uniche che rare rispetto al 99% degli sparatutto in prima persona, di ieri e di oggi; per esempio, l'impossibilità di utilizzare la torcia ed un arma allo stesso momento, un controsenso direte voi, ma che in realtà giova e non poco all'atmosfera claustrofobica del titolo.

Concludendo, Doom 3 rappresenta per me un piccolo capolavoro non esente da difetti importanti, ma che vengono "spazzati via" dalla clamorosa cura per i dettagli che possiede il gioco, sia dal punto di vista della trama, che dal punto di vista della giocabilità e sopratutto, della grafica, che ancora oggi "spaventa" per la sua bellezza.

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