Dave Holland è senza dubbio uno dei personaggi di spicco nel panorama jazzistico contemporaneo e in questo lavoro lo afferma ancora. Vi inserisce infatti tutto il proprio bagaglio musicale raccolto nel corso degli anni, a partire dalle partecipazioni alle opere "elettriche" di Miles Davis, passando per la fase ECM e infine al lavoro di composizione e arrangiamento calibrato intorno al quintetto che compare anche su questo disco.
Uno dei primi aspetti che colpisce di questa registrazione (effettuata dal vivo durante un ingaggio di una settimana al Village Vanguard di New York) è la compattezza del nucleo centrale di questo collettivo. Chris Potter al sax tenore e soprano, Robin Eubanks al trombone, Steve Nelson al vibrafono, Nate Smith alla batteria, oltre allo stesso Holland al contrabbasso, trasmettono la sensazione di un gruppo stabile, rodato e in grado di navigare a occhi chusi sia sui brani più ritmati che su quelli più riflessivi. A questo nucleo centrale Holland affianca tre elementi estratti dalla propria Big Band (Antonio Hart al sax alto, Alex Sipiagin alla tromba e Gary Smulyan al sax baritono) creando una formazione di dimensione intermedia su cui riesce a sperimentare al meglio sfruttando l'agilità di un combo ristretto ma con la tavolozza sonora offerta da un così ampio spettro strumentale (e qui come non pensare alle piccole formazioni ellingtoniane o alle formazioni di Mingus?).
Il repertorio si basa su brani originali (cinque dei quali a firma di Holland, uno di Potter e uno di Sipiagin) con atmosfere piacevolmente variegate e in grado di condurre agevolmente l'ascoltatore dall'inizio alla fine del disco (cosa non sempre facile di questi tempi!).
Sembra superfluo sottolineare la grandissima qualità degli interventi solistici a firma di grandi musicisti dei quali ormai si sente parlare sempre più spesso come leader.
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