"People try to put us down, I'm talking about my generation!"
Quante volte abbiamo ascoltato il ritornello di una canzone manifesto come "My generation" degli Who che , insieme a "Satisfaction (I can't get no!)" dei Rolling Stones, fotografava alla perfezione la rabbia e il desiderio di emergere provati dalle giovani generazioni britanniche e non negli anni 60 del Novecento. Difficile dimenticare una simile colonna sonora appropriata per un periodo storico così intenso .
Bene, giusto per rammentare a chi oggi è tanto giovane da pensare di vivere in un'incredibile fase storica come l'attuale così pervasa dall'ipervelocita' dell'iperconnessione via dispositivo palmare (smartphone e quant'altro), consiglio vivamente di vedersi il documentario "My generation" del regista David Batty uscito nel 2018. È un utile ed agevole ritratto di un'epoca dorata che , snodandosi in 82 minuti, ci trasporta in una decade frenetica e ricca di rivolgimenti profondi nella mentalità, nei costumi della società moderna.
Guidati da un brillante chaperone come l'attore inglese Michael Caine (anche lui testimone diretto di quelle vicissitudini), ci si lascia trasportare da una sorta di macchina del tempo per comprendere le premesse storiche dei venti di cambiamento negli anni 60. Nello specifico di Londra (città di nascita di Caine) e della Gran Bretagna bisogna tener presente il grigiore quotidiano imperante nel secondo dopo guerra. In un mondo in cui le superpotenze globali erano USA e URSS, Gran Bretagna e Francia non ricoprivano più un ruolo così determinante per le sorti del globo. Addirittura l'impero britannico era in fase di smantellamento ed era ora rimpiazzato dal Commonwealth, una sorta di federazione di stati indipendenti anglofoni. Occorreva quindi procedere ad un ammodernamento della società britannica e certamente le nuove tendenze giovanili in materia di musica, arte , abbigliamento, rapporti fra i sessi e stili di vita in generale funsero da provvidenziale toccasana.
Ma al di là dei fenomeni di facciata allora registrati, agirono ragioni profonde che il documentario di Batty giustamente pone in risalto. Intanto la vivacità di quelle giovani generazioni era stimolata da una condizione internazionale di fondo che fu etichettata come "equilibrio del terrore" in quanto USA e URSS disponevano di potenti armi nucleari in grado di distruggere il pianeta Terra. In questa situazione di tensione e minaccia reciproca, come stupirsi dell'inconscia tendenza ad elaborare rapidamente qualcosa di nuovo e strabiliante in modo da esorcizzare l'incubo di un'imminente apocalisse mondiale ? Era un implicito invito a cogliere l'attimo fuggente, vivere ora non avendo la certezza che ci fosse un domani (non per nulla Jim Morrison cantava "We want the world and we want it now!" ).
Poi , e ciò è stato forse un po' rimosso ma il documentario lo ribadisce, la società inglese era notoriamente molto classista ed erano molto percebili le barriere sociali fra upper class, middle class e working class (quest'ultima era invitata implicitamente a restare al proprio posto ). Insomma era proverbiale quell'albagia aristocratica britannica, condita da molta aria di superiorità , che inquinava i rapporti interpersonali e sociali e faceva sì che l'inglese parlato e considerato dovesse essere "posh" e oxononiense, mai con l'accento cockney (Michael Caine ce lo rammenta) .
Fortuna volle che, nella decade dei 60, i protagonisti del rinnovamento artistico e sociale furono i figli della working class formatisi nelle "school of arts" (licei artistici britannici) fucina di tanti talenti artistici . Quindi quei personaggi che allora emersero (e di cui la pellicola riporta immagini di repertorio e dichiarazioni, inframmezzate ai commenti di Caine) furono alfieri di un rinnovamento necessario per una società polverosa e sclerotizzata quale quella inglese . Ecco quindi, accompagnati dai migliori brani di quei giorni, i ricordi di artisti come Paul McCartney, John Lennon, Keith Richards, Roger Daltrey, Mick Jagger, Marianne Faithfull, Mary Quant, Twiggy, David Bailey e solo per citarne alcuni in una rapida successione che tiene avvinto lo spettatore ammaliato dall'effervescenza imperante in quei tempi .
Certo non tutto fu così strepitoso e negli ultimi capitoli si specifica anche la propensione, in quei tempi permissivi, a provare il consumo di sostanze stupefacenti. Tanto che , agli occhi di molti benpensanti, quei giovani già così bizzarri per i gusti musicali, l'abbigliamento variopinto, i capelli lunghi, la promiscuità sessuale, le idee politiche progressiste, ora divenivano fonte di scandalo e minaccia per la stabilità sociale. Si sa che intentare un processo nel 1967 ad alcuni componenti dei Rolling Stones per uso e spaccio di sostanze stupefacenti fu una logica conseguenza.
Ma anche ammesso, come ribadito nel documentario, che in una stagione storica così impetuosa non mancarono eccessi , restano sempre validi pur a distanza di decenni alcuni concetti basilari. In primo luogo la giovinezza non è una condizione anagrafica, è semmai uno stato mentale che resta anche nelle fasi successive dell'esistenza (sapendolo coltivare). E infine, come ci consiglia lo stesso Michael Caine, è buona cosa non smettere di nutrire sogni ed aspirazioni cercando di metterli in pratica. Non limitiamoci quindi a rimembrare il passato, restiamo proiettati nel futuro e viviamolo intensamente .
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